“La proposta di accorpare le camere di commercio di Trapani, Agrigento e Caltanissetta a quelle di Ragusa e Siracusa, che erano state già accorpate a Catania è una follia”. Lo dice Pino Pace, presidente di Unioncamere Sicilia, che ieri mattina ha incontrato con la giunta l’assessore regionale alle attività produttive Mimmo Turano per affrontare una questione diventata spinosa e che ha suscitato più di una polemica con l’emendamento passato alla Camera e proposto dalla deputata Stefania Prestigiacomo.

“Se passa norma al Senato sarebbe follia”

“Intanto ringraziamo per la sensibilità l’assessore Turano il quale non si è sottratto al confronto con la giunta di Unioncamere Sicilia – aggiunge Pace – e ci auguriamo che il governo regionale comprenda le ragioni di una norma che se dovesse passare anche al Senato sarebbe una follia. Infatti non è pensabile accorpare Camere di Commercio che rappresentano non soltanto esigenze diverse ma anche imprese dislocate in territori che distano tra loro anche 400 km”, conclude Pace.

Questione delicata

“Siamo davanti ad una questione delicata e complessa e il compito della Regione è quello di ascoltare e valutare le posizioni in campo. In questo senso l’incontro con la giunta di Unionecamere Sicilia è stato molto utile e importante”, afferma l’assessore Turano.

Confesercenti area metropolitana di Catania

Il presidente provinciale della Confesercenti dell’area metropolitana di Catania, Claudio Miceli, ha commentato la richiesta del presidente regionale di Confesercenti Vittorio Messina di un intervento chiarificatore da parte del Mise sul futuro delle Camere di commercio dell’Isola.

“In un momento di tale fragilità del tessuto economico ed imprenditoriale della Sicilia, ulteriormente aggravato dalle conseguenze prodotte dalla pandemia, la Camera dei Deputati approva una un emendamento al decreto “sostegni-bis”, che sgancia la Camera di Commercio di Catania da quelle di Siracusa e Ragusa. È un provvedimento, assunto nel mezzo di una riforma della Camcom ancora in itinere che ne aveva previso proprio l’accorpamento, che se non apparisse talmente schizofrenico e avulso da qualsivoglia sprazzo di buon senso potrebbe ritenersi addirittura un tentativo colpevole e calcolato di affossare la Sicilia e con essa una delle città più dinamiche e produttive dell’isola. Speriamo che non diventi legge”.

“La sensazione che si ricava da questa vicenda è che manca una visione politica che punti a salvaguardare realmente gli interessi del mondo imprenditoriale siciliano nell’assoluta inerzia del governo regionale”.

Cosa accadrebbe

La Regione Siciliana, in base alla norma inserite dovrebbe provvedere entro il 31 dicembre 2021, anche mediante la nomina di Commissari appositamente incaricati, a riorganizzare il proprio sistema camerale e a recedere dagli accorpamenti già effettuati o in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, “nel rispetto degli indicatori di efficienza e di equilibrio economico e assicurando alle realtà di nuova costituzione la dotazione finanziaria e patrimoniale detenuta dalle Camere precedentemente insistenti nella medesima circoscrizione territoriale”. Si capisce, senza aggiunge re altro- conclude Miceli – quanti elementi di grande confusione si aggiungerebbero in un contesto caratterizzato da esagerate forzature e inconcepibili ritardi”.

Pullara: “Non c’è rispetto per il territorio”

“La riforma delle Camere di commercio, in cantiere da cinque anni, ci consegna un orizzonte incerto che sembra non avere termine. L’obiettivo fissato dalla riforma della pubblica amministrazione di ridurre le Camere di commercio con processi di accorpamento appare poco applicabile in una regione come la Nostra. La Sicilia infatti, per conformazione geografica, carenza nei collegamenti viari e per numero di province, spesso assai differenti tra loro, appare la regione meno adatta per essere interessata dall’accorpamento”. Lo afferma Carmelo Pullara, presidente Commissione speciale all’ARS.

“Appare improponibile – aggiunge – ad esempio che la Camera di commercio di Agrigento venga accorpata a quella di Siracusa o Trapani, così come nelle intenzioni dell’ultimo disegno di legge presentato alla Camera. Stiamo parlando di due aree economiche differenti e parecchio distanti tra loro, non solo per numero di chilometri ma anche e soprattutto per tipologie di attività economiche presenti. La nuova geografia camerale non deve garantire solo un risparmio economico per la pubblica amministrazione, ma anche servizi efficienti e presenti nel territorio”.

 

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