- Beni sequestrati a Mario Strano a Catania
- Ritenuto vicino alla cosca “Cappello- Carateddi”
- Indagini patrimoniali e i beni a prestanome
La Polizia di Stato ha dato esecuzione a un sequestro di prevenzione emesso su proposta congiunta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Catania dal Tribunale di Catania, a carico di Mario Strano, di 55 anni, detenuto, più volte sottoposto a misure di prevenzione personali e patrimoniali, appartenente alla cosca “Cappello- Carateddi”.
Un milione di beni sequestrati
Il sequestro ha riguardato un immobile sito nel centro storico di Catania, un autoveicolo, la società SC Logistica s.r.l. nel settore dei trasporti e l’intero patrimonio aziendale costituito, tra l’altro, da 17 automezzi. Il tutto per un valore di circa 1 milione. L’uomo è ritenuto soggetto ritenuto “socialmente pericoloso” e quei beni, di cui lo stesso ha avuto la disponibilità, diretta o indiretta, acquisiti nel periodo in cui si è manifestata la pericolosità, in valore sproporzionato al reddito dichiarato o all’attività economica svolta, sarebbero frutto di attività illecita.
Soggetto pericoloso
La pericolosità sociale dell’uomo è stata ricavata dai suoi innumerevoli precedenti di polizia, per rapine, ricettazione, porto illegale d’armi, condanne per mafia. Ha fatto parte del clan Santapaola per poi passare al Cappello-Bonaccorsi. Nel giugno 2020 è scattato l’arresto di Strano in una indagine per i reati di associazione mafiosa e spaccio di sostanze stupefacenti.
le indagini patrimoniali
I beni oggetto del sequestro, benché formalmente e fittiziamente intestati a terzi, erano riconducibili all’uomo nonostante lo stesso non disponesse delle risorse economiche per giustificarne l’acquisizione. L’analisi dei flussi finanziari entrate-uscite sviluppata anno per anno nel periodo preso in considerazione (2017-2019), ha evidenziato una forte sperequazione tra i redditi del proposto e del suo nucleo familiare, e quanto fittiziamente intestato a terzi, ma nella sua disponibilità. L’analisi finanziaria sulla famiglia Strano ha portato a ritenere che anche l’immobile sito nel centro storico di Catania e l’autovettura, entrambi intestati a familiari, fossero stati acquistati, negli anni esaminati dagli “analisti”, con la provvista frutto di attività illecita.
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