La notizia che il Tribunale del Riesame aveva bocciato la sua richiesta di domiciliari a casa della madre in Sicilia, gli era arrivata in mattinata. L’uomo – un 58enne autotrasportatore di origine catanese ma residente a Ravenna – poco dopo si è tolto la vita all’interno del carcere romagnolo dove si trovava dal 13 marzo scorso per reati commessi nei confronti della ex moglie dalla quale si stava separando.

“Una bruttissima notizia, siamo sconvolti”, ha detto il suo legale, l’avvocato Cristofero Antonio Alessi del Foro di Catania. In una nota, il segretario nazionale della Uilpa Polizia Penitenziaria Domenico Maldrizzi, ha spiegato che l’uomo “si è impiccato legandosi alle grate della cella” e che “a rinvenire il corpo esanime, è stato il suo compagno di cella che non si è accorto del gesto estremo: nonostante abbia immediatamente dato l’allarme, a nulla sono valsi i soccorsi immediati”.

Maldrizzi ha anche aggiunto che “quella cui stiamo assistendo è una carneficina che, in un Paese che voglia dirsi civile, va immediatamente fermata. Se si continuasse con questa media, in un anno morirebbero ben oltre cento detenuti.”. Per questo motivo “servono interventi urgentissimi per migliorare le strutture e le infrastrutture ma soprattutto per potenziare gli organici della Polizia Penitenziaria, mancanti di 18 mila unità, e per fornire gli equipaggiamenti”.

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