Un pasticcio nel pasticcio mentre il count down per la visita di Matteo Renzi in Sicilia corre veloce. Si tratta della tormentata riforma dell’ex province che fa storcere il muso a Roma, pronta ad intervenire nuovamente sulla legge di riordino promossa dal governatore Crocetta.

Il pomo della discordia è la modalità di elezione del sindaco delle Città metropolitane. Per la legge regionale si deve ricorrere al voto ponderato ovvero tutti i sindaci devono votare per eleggere il loro sindaco metropolitano e il loro voto vale in proporzione alla popolazione che rappresentano.

La legge Delrio, che disciplina le altre aree del Paese, invece conferisce in automatico il ruolo di sindaco metropolitano al primo cittadino dei capoluoghi delle Città metropolitane. Nel caso della Sicilia: Palermo, Messina e Catania.

Insomma Enzo Bianco e Leoluca Orlando, che si apprestano a ricevere il presidente del Consiglio a Catania e Palermo, non potrebbero firmare alcun patto per la città metropolitana che comprende anche altri Comuni. Visto che non è stato ancora eletto il sindaco metropolitano.

L’edizione palermitana di Repubblica.it rivela che “a Palazzo delle Aquile è appena arrivata una nota urgente di Palazzo Chigi: “Data la particolare situazione delle città metropolitane della Regione Siciliana, per le quali il sindaco della città metropolitana non risulta ufficialmente rappresentare i territori metropolitani, si chiede cortesemente di poter formulare un’eventuale proposta che legittimi il sindaco alla sottoscrizione del patto – si legge nella nota – ad esempio si propone una formula del tipo: “Il sindaco della città di Palermo, consultati i sindaci dei Comuni dell’area metropolitana ad avendone l’investitura, è delegato a rappresentare l’intera area della città metropolitana al fini della sottoscrizione del patto”.

Si profila, quindi, un tour de force per arrivare preparati all’appuntamento di sabato con il premier. Cioè – sempre secondo Repubblica – “nelle prossime 48 ore, prima dell’arrivo di Renzi, si devono riunire i consigli comunali o le giunte delle amministrazioni coinvolte e approvare subito una delibera”.

Intanto sulla bocciatura della riforma delle ex province annunciata da Roma interviene Marco Falcone capogruppo di Forza Italia all’Ars invita il presidente dell’Ars Ardizzone a convocare una capigruppo, “per portare in Aula una norma tecnica correttiva per l’allineamento alla norma nazionale ed uscire da questa vicenda, tanto paradossale quanto tragicomica”.

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