E’ stata confermata dalla Cassazione la condanna con rito abbreviato a tre anni e due mesi di reclusione nei confronti di Carlo Sottile, vigile urbano, accusato di tentato omicidio per aver sparato a due giovani che stavano fuggendo in scooter dopo avergli imbrattato la macchina di servizio con della schiuma.
L’episodio è avvenuto il sette febbraio del 2006 a Catania dove l’imputato lavorava come ispettore dei vigili urbani del capoluogo etneo: sparò con la pistola d’ordinanza, dopo aver preso la mira e con un colpo solo ferì i due ragazzi, Andrea C. e Daniele S., autori della ‘goliardata’ insieme ad altri amici. Carlo S., ricorda il verdetto degli ‘ermellini’, “era sceso dall’automobile e aveva esploso con l’arma in dotazione due colpi, uno in aria e il secondo, mentre correva, in direzione dei fuggitivi, a distanza di 60-80 metri da loro, con il braccio disteso in avanti e parallelo al manto stradale”.
“La pallottola – osserva la sentenza 50411 della Suprema Corte – aveva raggiunto Andrea C. alla spalla destra, l’aveva trapassata e aveva quindi attinto Daniele S. in regione dorsale”. Senza successo, la difesa del vigile ha sostenuto davanti ai giudici del ‘Palazzaccio’ che “la decisione di sparare fu frutto di una valutazione superficiale delle condizioni dell’azione, dovuta a concitazione, imprudenza, mancanza di piena signoria sui risultati”, insomma c’era stata colpa ma non dolo omicida e il reato doveva essere riqualificato in lesioni colpose e la condanna da riconsiderare al ribasso. Per la Suprema Corte, invece, non merita obiezioni la decisione della Corte di Appello di Catania che il 4 luglio 2017 aveva stabilito che dalla condotta del vigile si desume “il dolo omicida diretto” per il fatto che lo sparo è avvenuto “ad altezza d’uomo, e dalla specifica traiettoria del proiettile che viaggiò dall’alto verso il basso, in un contesto in cui ad agire venne a trovarsi una persona addestrata, munita dell’arma di cui aveva certa padronanza e che, sia pure di corsa, aveva preso la mira”.
Così il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile dal verdetto 50411 e il vigile è stato anche condannato a pagare duemila euro alla cassa delle ammende.