Le donne catanesi chiedono sicurezza. E lo fanno ad una manifestazione di protesta che ha visto la presenza di circa 300 persone. Sit in di fronte alla prefettura del capoluogo etneo organizzato da Cgil, Udi, la Ragnatela, Città felice, Fare stormo il Cerchio delle donne, Fnism Catania, Femministorie, Auser, Anpi, Antimafia e legalità, Governo di lei, Immagina Motta S. Anastasia, Memoria e futuro, Rete restiamo umani, Rete studenti medi, Shamofficine, Sunia Catania e Sicilia e Udu.

Nuova manifestazione a seguito della violenza sessuale subita dalla 13enne a Villa Bellini nei giorni scorsi, per chiedere di essere ricevute dal prefetto. Una delegazione è stata ricevuta nel tardo pomeriggio dal prefetto Maria Carmela Librizzi, alla quale è stata espressa “una grande preoccupazione in merito alla sicurezza della città, che ha intrapreso una pericolosa discesa sociale, economica ed etica”.

La determinazione della 13enne, “Non cerca vendetta ma solo giustizia”

Non ha cercato vendetta ma solo giustizia. Il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita ha tracciato un profilo della vittima dello stupro di gruppo avvenuto al giardino Bellini lo scorso 30 gennaio in un’intervista rilasciata alla Trasmissione Ore14.

“Ho visto la ragazza nel corso della lunga seduta testimoniale e l’ho trovata seppure ferita molto determinata ma desiderosa di giustizia. Senz’altro è una ragazza – ha detto il magistrato – più matura della sua età. Ha infatti avuto un atteggiamento di obiettività. Non ha mostrato di essere desiderosa di vendetta, ma era solamente intenzionata a riconoscere le persone che” si erano macchiati dei gravi reati ma “senza rendersi disponibile a un riconoscimento incerto”.

Ardita ha continuato: “Questa ragazza, vittima di un reato grave, ha dato esempio di obiettività, ha reagito avendo fiducia nella Giustizia e denunciando”.

“Emarginazione legata ai reati di strada”

Il procuratore aggiunto, che coordina il pool di pm del “codice rosso”, ha anche fatto un’analisi sulle azioni criminali che in questo periodo si stanno verificando a Catania.

Città che in passato non era teatro di questo tipo di reati. Ma per motivi non certo positivi. Ecco le sue parole: “Ci sono dei reati – ha detto Ardita – che possono nascere in questi contesti. Le azioni di prevenzione per i reati compiuti da persone che vivono sul nostro territorio sono diverse da quelle che riguardano persone che hanno abitudini e costumi diversi. C’è un’emergenza legata ai reati di strada. A Catania questi fatti non accadevano perché la mafia svolgeva un suo ruolo di controllo del territorio. Un fatto negativissimo perché doveva essere lo Stato a garantire questa sicurezza e non la mafia. Bene che sia lo Stato ad essere presente”.

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