– “Mi hanno umiliato, hanno provato ad isolarmi e a comprarmi. Ma dopo un lungo travaglio interiore, ora ho trovato il coraggio di denunciare. Quello che ho subito io, non deve subirlo più nessuno”.

Lo dice il giovane che ha denunciato presunti abusi sessuali subiti da quando aveva 15 anni da un prete di una parrocchia di Enna, “combattuto – spiega – tra la voglia di non tradire la Chiesa, a cui sono devoto, e la necessità di giustizia”. E sarebbe stata la “voglia di giustizia” a spingerlo a presentare una denuncia alla Procura, che ha iscritto il sacerdote nel registro degli indagati e affidato indagini alla squadra mobile della Questura.

L’uomo in precedenza, nel 2014, aveva raccontato ad un parroco di Enna degli abusi, che, secondo la sua ricostruzione, erano cominciati quando il sacerdote era ancora in seminario e si erano protratti per oltre 5 anni, dal 2008 al 2013, fino al raggiungimento della maggiore età della vittima, anche nella canonica della chiesa. Nel 2018, dopo un percorso avviato con uno psicoterapeuta, il giovane ha formalizzato una denuncia alla diocesi di Piazza Armerina.

E’ stato sentito dal Tribunale ecclesiastico di Palermo ma, nonostante avesse nominato un avvocato rotale – cioè abilitato a rappresentarlo di fronte alla Sacra Rota – non è riuscito ad ottenere gli atti del processo. Per questo, racconta, “ho scritto al Papa, chiedendo il suo aiuto”. E, secondo quanto si è appreso, dal Vaticano hanno chiamato in Diocesi chiedendo immediati chiarimenti sulla vicenda. Il vescovo di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana, dal canto suo, spiega di “avere sempre attivato la procedura canonica informando le autorità ecclesiastiche” quando ha ricevuto segnalazioni, ma aggiunge di “non avere ricevuto alcuna comunicazione da parte dell’Autorità giudiziaria in cui si informa di eventuali procedimenti penali a carico di chierici della diocesi”.

Il vescovo, comunque, “esprime piena fiducia nella magistratura e offre collaborazione per l’accertamento della verità dei fatti”, nella eventualità che il caso fosse di sua competenza. Intanto il parroco accusato, che nel frattempo aveva fondato un’associazione che riunisce oltre 200 giovani, sarebbe stato spostato in una regione del nord Italia, ufficialmente per gravi motivi di salute. La presunta vittima sostiene poi di avere ricevuto un’offerta di denaro in cambio del suo silenzio “ma non avrei mai potuto accettare perché non voglio che altri subiscano il mio calvario”, spiega. “Noi non abbiamo mai offerto denaro ad alcuno”, ribatte al telefono monsignor Gisana. Gli abusi, secondo il contenuto della denuncia, sarebbero cominciati nel 2008, quando il presunto violentatore era ancora un educatore dell’Azione cattolica. Una serie di approcci fino alle violenze, che sarebbero iniziate nel 2009. E, accusa ancora il giovane, piccoli ricatti e minacce per garantirsi il silenzio. E poi, aggiunge, il “dolore nel sentirsi tradito dalla Chiesa, dai tanti preti, con i quali mi ero confidato”. “Soltanto un sacerdote ad Enna – ricorda – mi ha sostenuto mentre molti hanno cominciato ad avere atteggiamenti se non ostili, comunque di sospetto”. “Questa esperienza mi ha rovinato la vita – racconta l’uomo, che voleva entrare in seminario – ma io, con l’aiuto dei miei genitori, ce l’ho fatta. Oggi sono ancora impaurito, ma posso guardarmi allo specchio. Spero che gli altri, che hanno subito lo stesso mio trattamento, decidano di denunciare”.

(fonte Ansa)

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