Condanna definitiva per il caso della disabili violentata nel centro dell’oasi di Troina, nell’Ennese. La III sezione penale della corte di cassazione, racconta ViviEnna,  ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato, un operatore socio sanitario della struttura sanitaria. Si tratta di un quarantenne che nel 2020, in pieno lockdown e in piena zona rossa, aveva violentato e messo incinta una giovane affetta da grave disabilità psichica, ricoverata nell’istituto. L’uomo, sposato e padre di un figlio, era stato condannato in primo grado, dal tribunale di Enna, a 10 anni di carcere, ridotti a 7 anni e 6 mesi in appello. E li continuerà a scontare, dato che non è mai stato scarcerato, dopo la dichiarazione di inammissibilità del ricorso presentato in Cassazione.

L’esame del Dna che lo ha inchiodato

A presentare la denuncia alla squadra mobile di Enna, assistita da Eleanna Parasiliti Molica, del foro di Enna, è stata la madre della giovane disabile psichica. Grazie ad un’indagine condotta anche attraverso il ricorso all’esame del dna arrestò l’operatore in tempi rapidissimi. Il condannato, assistito dall’avvocato Eliana Maccarrone, ha dichiarato, nel corso dell’interrogatorio, di essere stato “provocato” dalla disabile. Tesi che non ha retto, portando i giudici alla sentenza.

“Storia squallida”

“Una storia squallida e drammatica”, così la definiva la direzione sanitaria della struttura sanitaria che si trova nell’Ennese che si è congratulata e ha ringraziato a suo tempo la polizia di Stato e la Procura di Enna che ha seguito le indagini. “Una svolta che ha certamente alleggerito il clima di sospetto che in questi giorni – era stato detto all’epoca dei fatti – si stava diffondendo sia tra gli operatori della struttura, sia tra le tante famiglie legittimamente preoccupate e che vedono nel nostro Istituto un punto di riferimento per la gestione e l’umanizzazione delle cure”.

“Episodio è un unicum”

“Comprendiamo lo sconcerto delle famiglie – diceva il presidente dell’istituto don Silvio Rotondo – che è anche il nostro e per i loro parenti qui ricoverati. Vogliamo rassicurare tutti che questo episodio va considerato un unicum che non può intaccare il lavoro professionale di tanti nostri operatori e per tanti anni. Come le nostre famiglie sanno noi ci facciamo carico dei nostri ospiti per ogni cosa, soprattutto per rendere la loro vita più serena. Voglio sottolineare che nel nostro Istituto spesso sono presenti ricoverati che altre strutture con difficoltà riescono a prendere in carico. Mai i nostri ospiti hanno lamentato fatti del genere”.

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