La sindaca di Valguarnera, Francesca Draià, attraverso un atto deliberativo di Giunta, aumenta la propria identità e quella dei suoi assessori. E lo fa addirittura con carattere d’urgenza. “Scelta inopportuna dopo taglio del reddito cittadinanza”
A sottolinearlo, come si legge su vivienna, attraverso una nota, i consiglieri comunali Angelo Bruno, Filippa D’Angelo e Filippa Greco che affermano che in un momento così drammatico per i ceti più deboli, a causa dell’abolizione del reddito di cittadinanza, tutto si potevano aspettare ma mai una cosa del genere, aumentarsi in questo momento lo stipendio è la cosa più sbagliata che un’amministrazione potesse fare, senza nemmeno aspettare che il bilancio di previsione approdasse prima in aula consiliare.
Gli attacchi alla sindaca di Valguarnera
Solo a Valguarnera infatti i percettori sono circa 300. Angelo Bruno: “Non appena ho letto la delibera di giunta con oggetto la variazione di bilancio, con carattere urgente, sulle indennità del sindaco e degli assessori non nego che ho provato imbarazzo e tristezza. Addirittura una questione urgente, mentre i cittadini hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. Lo stesso giorno della notizia della fine del reddito di cittadinanza. Inammissibile e politicamente lontano anni luce dal mio modo di fare politica. La mia posizione sarà severa e intransigente, non farò nessuno sconto a Francesca Draià che per anni ha rimproverato alla vecchia politica egoismi e privilegi. Non di meno è la consigliera Filippa Greco: “Come si può fare una delibera di giunta, addirittura urgente, per il relativo aumento degli stipendi del sindaco ed assessori? Era davvero così urgente questo aumento di stipendio? Questi 15.000 euro non potevano servire per aumentare le ore ai Vigili Urbani? Oppure non potevano servire per risolvere i problemi del randagismo che fra non molto i cani li avremo dentro le nostre case? Questo provvedimento lo
ritengo del tutto inopportuno, soprattutto in presenza della cancellazione del reddito di cittadinanza.” Filippa D’Angelo: “L’atto deliberativo presuppone la ratifica da parte del consiglio comunale entro 60 giorni, sicuramente la mia posizione sarà rigida considerato che gli unici atti prodotti dalla Giunta comunale e dall’ufficio ragioneria sono la variazione per l’adeguamento delle indennità e due debiti fuori bilancio”.
La replica della sindaca Draià
La sindaca Francesca Draià però a questo gioco al massacro non ci sta e risponde alle accuse affermando che si tratta di risorse aggiuntive assegnate dalla regione siciliana che non ricadono sul bilancio comunale e che era giusto scriverle in bilancio. “Che alcuni consiglieri si fanno sentire solo per fare polemiche è ormai prassi- afferma la sindaca- Il problema non è l’indennità ma quello che i rappresentanti politici portano a compimento; il lavoro che svolgono nell’interesse della comunità. Sapete quanto ho ricevuto in questi anni? Milleottocento euro al mese nei primi 5 anni di mandato a titolo di indennità per la funzione svolta, senza tredicesima e senza contribuzione. Decisamente meno di ciò che molti pensano, molto meno rispetto alle indennità dei deputati regionali o nazionali, pur in presenza di responsabilità enormi, di cui un sindaco risponde spesso in prima persona. L’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani- continua Draià- ha condotto negli anni scorsi una battaglia per restituire dignità ai sindaci d’Italia, ed ha ottenuto che lo Stato appostasse nel proprio bilancio annuo una somma che servisse per adeguare le indennità dei sindaci a livelli più confacenti al loro ruolo e alle loro responsabilità. Solo da pochi mesi anche la Regione Sicilia ha appostato nel proprio bilancio annuo una somma utile per coprire almeno in parte l’incremento già applicato in ambito nazionale. Con atto dirigenziale gli uffici hanno applicato la normativa in conformità con la nuova regola: con fondi regionali, quindi, e non con risorse del bilancio comunale, si coprirà l’aumento della indennità del sindaco che resta sempre e comunque, ampiamente meno rispetto a quanto percepito dai deputati nazionali e regionali. Troppo riduttivo infine- conclude Draià- legare l’adeguamento previso da una normativa, al reddito di cittadinanza”.
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