- Gip ha revocato la richiesta degli arresti domiciliari
- I legali del prete hanno presentato istanza al Tribunale del Riesame
- Il sacerdote è stato arrestato il 27 aprile scorso con l’accusa di violenza sessuale aggravata ai danni di minorenni
Il giudice per le indagini preliminari di Enna, Maria Luisa Bruno ha rigettato la richiesta di revoca della misura cautelare dei domiciliari, presentata dai legali di don Giuseppe Rugolo, il sacerdote arrestato il 27 aprile scorso con l’accusa di violenza sessuale aggravata ai danni di minorenni.
Gli avvocati Antonino Lizio e Denis Lovison, che lo assistono, hanno presentato istanza al Tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione di Rugolo.
Settimana scorsa il prete aveva risposto al Gip
Lunedì scorso si era svolto l’interrogatorio di garanzia di Rugolo davanti al gip. L’interrogatorio era durato tre ore ed il sacerdote aveva risposto alle domande fornendo la sua versione dei fatti. In quell’occasione, uno dei suoi legali Antonino Lizio che lo aveva accompagnato, aveva sottolineato come “Don rugolo fosse sereno”. Ed aveva spiegato che non aveva risposto al Pm dopo avere ricevuto l’avviso di garanzia perché non avendo “letto gli atti dell’inchiesta non si poteva parlare perché non si conosce come sono stati rappresentati i fatti”.
Inoltre, il legale aveva affermato che “Il sacerdote ha risposto alle domande ed è stata acclarata la sua posizione. Mi auguro che sia stato compreso quello che doveva essere compreso, poi vedremo lo sviluppo del caso”.
La denuncia della vittima a dicembre scorso
Lo scorso mese di dicembre un giovane ha chiesto aiuto agli uomini della Squadra Mobile della Questura di Enna denunciando le violenze subite ad opera di un seminarista (poi ordinato sacerdote), educatore di una associazione cattolica.
Gli investigatori della Polizia di Stato, ascoltati i gravissimi fatti denunciati dal ragazzo, hanno immediatamente avvisato la Procura della Repubblica che ha coordinato le complesse ed articolate indagini con Magistrati altamente specializzati in reati contro la persona.
Il racconto delle violenze dal 2009 al 2013
Il giovane ha raccontato ogni dettaglio circa gli atti subiti tra il 2009 ed il 2013, ovvero da quando aveva appena compiuto 16 anni e fino ai 20. I Pubblici Ministeri hanno delegato ogni attività investigativa alla Squadra Mobile ennese che ha curato l’espletamento delle attività tecniche, esaminando inoltre decine di persone informate sui fatti, molte delle quali hanno fornito elementi di riscontro a quanto denunciato dalla vittima. Molte delle persone a conoscenza dei fatti da anni non vivono più ad Enna per motivi di studio o di lavoro e, pertanto, è stata richiesta la collaborazione delle Squadre Mobili di varie Questure d’Italia.
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