Amato o odiato, da sempre, il giorno di San Valentino è incorniciato da  cuori di ogni sorta e dalle immagini candide dell’amore platonico impeccabilmente rappresentato dagli eterei fidanzatini di Peynet.
Pochi sanno che, in realtà,  all’origine di questa festività vi sono leggende tutt’altro che caste e che San Valentino fu anch’egli un uomo  e, in quanto tale, cedette all’amore.
La leggenda legata alla vita del santo protettore degli innamorati, infatti, è “condita” da elementi che lasciano stupiti tutti coloro i quali in questo giorno festeggiano l’amore nella sua accezione più pura considerandola, erroneamente, scevra da qualsiasi coinvolgimento erotico.
Si narra, infatti, che questa ricorrenza sia nata dall’esigenza della Chiesa cattolica di porre termine ad un popolare rito pagano che risale al quarto secolo A.C., che veniva compiuto in onore del dio Lupercus propiziatorio di fertilità, cui pare risalga l’origine dell’attuale festa degli innamorati.
Il rito attraverso il quale essi si purificavano veniva praticato in una grotta sacra a Luperco ai piedi del Palatino. Il rito era particolarmente cruento poiché prevedeva il sacrificio di animali con il cui sangue venivano battezzati due fanciulli. Una volta scuoiati gli animali sacrificati, indossatene le pelli e mangiatene le carni, i sacerdoti ( Luperci) correvano fuori dalla grotta seminudi, con i soli fianchi coperti da una pelle di capra, il corpo unto di grasso e il volto nascosto da una maschera di fango, brandendo lunghe fruste di cuoio ricavate dalla pelle di capro ( februa da cui deriva il nome del mese di febbraio) in cerca di giovani donne da “fecondare”. Tutto ciò che veniva colpito dalla februa era “purificato” e reso fertile, sia la terra che gli individui. Infatti le donne, per ottenere la fecondità, offrivano volontariamente il ventre alla frusta.
I luperci erano al contempo capri e lupi: nel primo caso perchè infondevano la fertilità dell’animale (considerato sessualmente potente) alla terra e alle donne attraverso la frusta, nel secondo per il loro percorso intorno al Palatino. Durante la festa era previsto un “sorteggio” a sfondo amoroso e sessuale i cui bigliettini da estrarre riportavano i nomi delle giovani vergini e quelli dei giovani aspiranti uomo-lupo posti in due urne distinte. Ciascuno dei bambini battezzati durante il rito lupercale pescava un bigliettino formando così delle coppie, che con la benedizione di tutti, avevano a disposizione un intero anno per procreare per accrescere il bene della comunità.
Il culto di Luperco era molto sentito ed i Lupercali rimasero una ricorrenza significativa per i Romani, anche dopo l’avvento del Cristianesimo. Questo antico rito pagano, infatti, fu celebrato fino al V° secolo dopo Cristo, quando subentrò la nuova festa cristiana nota come San Valentino, o Festa degli innamorati.
La Chiesa cattolica, infatti, nel tentativo di porre fine a questa usanza “poco ortodossa” ha  cercato un santo in sostituzione dell’impuro Lupercus. Così trovarono un candidato probabile in Valentino, un vescovo che era stato martirizzato circa duecento anni prima. Fu così che la festa di Fauno fu gradualmente sostituita con la festa di S. Valentino, dedicata agli innamorati, perdendo le connotazioni sessuali.
San Valentino era un vescovo di Terni che nel 270 D. C. professava la fede cristiana all’epoca in cui il cristianesimo era perseguitato poiché considerato nemico del Sacro Romano Impero. Egli non era ben visto poiché aveva convertito al cristianesimo il filosofo romano Cratone e suoi tre discepoli. Egli fu lapidato e poi decapitato il giorno della celebrazione dei Lupercalia, poiché, andando contro l’editto dell’imperatore Claudio III, celebrò il matrimonio segreto tra una giovane donna cristiana e un centurione romano.
Si narra, inoltre, che mentre Valentino era in prigione in attesa dell’esecuzione, si fosse innamorato  della figlia non vedente del guardiano e che, con la sua fede, avesse ridato miracolosamente la vista alla fanciulla che riuscì a leggere il messaggio d’addio “dal Vostro Valentino” da lui scritto sul bigliettino che le consegnò prima di essere giustiziato. Da qui pare che derivi l’usanza di scambiarsi bigliettini con frasi d’amore il giorno di San Valentino.
Da allora, la festa di San Valentino è giunta ai nostri giorni nell’accezione più pura e romantica con cui la conosciamo tutti, spinta soprattutto dalla abili manovre dei commercianti e dei media che, astutamente,  mettono in campo in questo periodo, quasi schierassero delle truppe d’assalto, ogni sorta di gadget e prodotto con la gettonatissima forma di cuore.
Che in amore siate romantici o lupi famelici, la golosissima ricetta del  cuore di cioccolato  dal ripieno fondente sarà, di certo, la degna conclusione di un pasto  condiviso con la persona amata.