Nuovo caso di avvelenamento di cani randagi in Sicilia. Questa volta la diffusione di sostanze tossiche si è verificata in provincia di Messina tra San Filippo del Mela e la contrada di Cattafi.

A dare l’allarme sono stati i volontari della zona ma il veleno aveva ormai procurato una strage di cani randagi. Ben undici, infatti, sono morti in maniera tremenda. Tra di essi pure una cagna con i suoi cinque cuccioli.

Cani che a quanto sembra erano accuditi da una volontaria. A qualcuno, però, la presenza dei quattro zampe  non è andata giù ed il colore celestino trovato nei resti di cibo distribuiti in terra, lascia spazio a pochi dubbi. Il principio attivo più probabile, infatti, è in questi casi la metaldeide, potente sostanza inodore ed insapore che rientra tra i componenti dei lumachicidi. Un composto potenzialmente pericoloso anche per l’uomo, nel caso venisse inavvertitamente in contatto con le mucose, come quelle della bocca. Basta una mano sporca.

Quando la metaldeide viene metabolizzata i sintomi che si manifestano sono spasmi muscolari via via crescenti che appaiono inizialmente quasi come semplice tremore ma che, in pochissimo tempo, portano  alla perdita di coscienza, spasmi,  alterazione del battito cardiaco, evidente bavazione fino ad arrivare a violente convulzioni. La morte, se non si interviene urgentemente con l’antitodo da iniettare in vena con una flebo, giunge nel giro di poco tempo.
Del caso sono stati informati sia il locale Comando Stazione dei Carabinieri che la Polizia Municipale. Spetta ora al Comune dare esecuzione all’Ordinanza del Ministero della Salute che impone sia la bonifica della zona che l’apposita tabellazione al fine di avvisare della diffusione delle sostanze nocive.

Purtroppo si tratta di sostanze di facile reperimento, oltre che molto economiche. Un altro fatto negativo che agevola il loro uso è la sostanziale mancanza di deterrente che caratterizza l’attuale legge contro i maltrattamenti di animali. Di fatto punisce in maniera molto blanda i casi sia di maltrattamento che di uccisione di animali. Anche quando si viene scoperti in flagranza non si può procedere all’arresto. A condanna definitivia, non è possibile (al di là delle previsioni di reclusione, sia nel caso di maltrattamento che di morte di animali) stabilire una minima limitazione della libertà personale. Le pene reclusive stabilite dalla legge 189/04, infatti, sono ben al di sotto della soglia  prevista per tali restrizioni. I casi più gravi finora conclusi con la condanna in Italia, riportano una multa prossima ai 10.000 euro. La multa è la sanzione pecuniaria dei reati delitti.

Se sei interessato al mondo degli animali CLICCA QUI