Senza acqua e con temperature molto calde

Avrebbero fatto morire di stenti cinque persone, presunti scafisti fermati a Messina

Polizia e guardia di finanza hanno fermato cinque egiziani di età compresa tra i 21 ed i 28 anni ritenuti i presunti scafisti di un peschereccio con 678 migranti a bordo. Di questi, 179 arrivati ieri a Messina assieme a cinque cadaveri.

I reati ipotizzati dalla Procura

La Procura ipotizza i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro delitto.

Secondo l’accusa, basata su testimoni che hanno detto di avere essere stati picchiati con bastoni e cinghie durante il viaggio, i decessi sarebbero avvenuti per disidratazione legata al forte caldo e alla mancanza di acqua potabile, fortemente razionata a bordo.

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Le informazioni raccolte

Le informazioni rese da alcuni dei migranti hanno consentito di appurare come, dopo circa un mese di permanenza in una connection house (un luogo di transito, dove i migranti sono tenuti rinchiusi in attesa della traversata) sulle coste Libiche, nella serata di martedì 19 luglio il peschereccio è partito alla volta dell’Italia.

“Durante la traversata – si legge nella nota diffusa – l’equipaggio ha improvvisamente spento i motori e chiesto soccorso, con un dispositivo satellitare di cui si sono prontamente liberati, gettandolo in mare. In merito al trattamento ricevuto, i migranti hanno raccontato dei gesti di violenza subiti a bordo, consistiti in percosse con bastoni o con cinghie, reazioni scaturite anche dal semplice vociare considerato eccessivo o da banali richieste di cibo e acqua. Dalla ricostruzione dei fatti è emerso come durante la traversata le risorse idriche e di cibo siano state disumanamente razionate, al punto che i migranti erano costretti a spartirsi un bicchierino da caffè pieno d’acqua in dieci”.

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Mancava l’acqua potabile

A causa del forte caldo e della mancanza di acqua potabile, molti dei migranti hanno accusato dei malori e hanno raccontato di aver visto morire i loro compagni di viaggio per il caldo e la disidratazione, “essendo stati tutti costretti a bere anche l’acqua del mare e del motore”.

In particolare uno di loro ha riferito che, sempre nel corso della traversata, “i componenti dell’equipaggio del peschereccio hanno assegnato ad un migrante il compito di gestire e razionare le scorte di acqua potabile. Durante il tragitto, quando la persona che si occupava di questa mansione si rifiutava di svolgerla o non usava la dovuta parsimonia, veniva picchiata violentemente, con l’ulteriore spiacevole conseguenza per i migranti di subire un ulteriore progressivo razionamento dell’acqua da bere”.

Sulla base degli elementi raccolti, le cinque persone sono state sottoposte a fermo di polizia giudiziaria per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro delitto e, espletate le formalità di rito, condotti presso la casa circondariale di Messina Gazzi.

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