Il caro bollette in Sicilia continua a mietere vittime nel già tremebondo sistema produttivo e imprenditoriale. Questa volta è toccato ad un ristoratore del messinese che ha abbassato la saracinesca perché costretto a utilizzare il gas al posto del forno a legna. Ma l’elevato costo della materia energetica non gli permette più di coprire i costi e avere anche margini di guadagno.
Bolletta più che raddoppiata
“Bolletta del gas troppo cara, siamo costretti a chiudere la pizzeria del nostro ristorante”. Lo dice Carmelo Pintaudi, presidente dell’associazione imprenditori per Taormina. “La bolletta del gas – aggiunge – era di mille euro al mese. Adesso è di 2.500 e non sappiamo cosa ci riserva il futuro. Preciso che la maggior parte dei costi arriva, appunto, dal forno”.
Mazzata dalla nuova norma
“Per questo motivo – ha precisato il presidente dell’associazione imprenditori per Taormina – abbiamo deciso di chiuderlo dopo che la normativa vigente ci ha chiesto di trasformarlo da forno a legna, appunto, a gas. Adesso, però, i costi non sono più sostenibili. Credo che abbiamo applicato delle sanzioni che si stanno ritorcendo contro di noi”.
Rischia anche il centro Padre nostro
Emergenza caro bollette anche per il centro accoglienza Padre Nostro fondato da don Pino Puglisi. “Se entro la fine di settembre il governo non troverà una soluzione al caro energia anche per gli enti del terzo settore e del mondo delle onlus, lo stesso centro – dice il responsabile della struttura palermitana Maurizio Artale – si troverà a dover chiudere le numerose sedi della città di Palermo, con la conseguenza del licenziamento di 13 dipendenti e con l’aggravio che il centro non potrà più offrire i suoi servizi alle fasce sociali deboli”. Il centro di accoglienza Padre nostro assiste circa 600 famiglie per i loro bisogni primari oltre ad offrire tanti altri servizi. Di fatto queste persone, che a oggi comunque trovano qualche forma di “ristoro”, seppur parziale, domani non saranno più assistite.
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