“Terzo Polo, Il Centro, Partito della Repubblica… non basta cambiare il nome per rendere innovativo un progetto: la gente vuole proposte concrete. Bisognerebbe confrontarsi su questo, poi il nome è indifferente. Renzi e Calenda dovrebbero smetterla di rincorrersi sui giornali e rubarsi a vicenda parlamentari. È uno spettacolo indecoroso, piuttosto rispettino il mandato degli elettori delle scorse politiche. Davanti a cose serie noi ci siamo, per il resto non abbiamo intenzione di giocare al gatto e la volpe”. Così Cateno De Luca, leader di Sud chiama Nord e sindaco di Taormina, in una nota.
La lite sui social con Carlo Calenda
Passa poco ed è subito scontro via social tra il leader di Azione Carlo Calenda e Cateno De Luca, sindaco di Taormina e leader di Sud chiama Nord. Calenda ha paragonato il sindaco di Terni – responsabile di un’aggressione a un consigliere comunale – a De Luca, riprendendo un vecchio video in cui si scaglia contro il comico Angelo Duro per una vicenda locale, e scrivendo: “Questi e altri personaggi hanno compreso che fare i buffoni maleducati è il modo più semplice per essere votati. Se la democrazia corre un rischio oggi è quello di finire nella farsa”. Immediata la replica del sindaco di Taormina che su Twitter ha scritto: “La differenza tra me e Carlo Calenda? Io ho i calli nelle mani, lui li ha nel culo per le tante poltrone che ha avuto in regalo soprattutto da Matteo Renzi”. Per De Luca, il leader di Azione “ha la sindrome del più bello del reame” e si sente “sbarellato” perché ha “continuato a dire no all’accordo con lui per uccidere Matteo Renzi”. “Curati e smetti di attribuire patenti agli altri!”, ha concluso De Luca.
La situazione di Sicilia Vera all’Ars
Sicilia Vera intanto rischia di sparire all’Ars. Dopo l’uscita di scena del capogruppo Salvo Geraci, passato ufficialmente alla Lega, una delle due liste facenti capo al parlamentare regionale Cateno De Luca non ha più i numeri per “esistere” a Sala d’Ercole. Servono infatti quattro deputati per mantenere la struttura burocratica che ruota attorno alla rappresentativa parlamentare. Motivo per il quale l’attuale sindaco di Taormina ha lanciato un appello per una possibile adesione tecnica, al fine di non mandare in fumo un anno di lavoro fatto dentro e fuori Palazzo dei Normanni. Un appello che, al momento, non è stato accolto ufficialmente da nessuno.
Adesione tecnica o un unico gruppo con Sud Chiama Nord
Due le possibili strade che si parano davanti al leader di Sicilia Vera. La prima, come sopra detto, è quella dello scioglimento del gruppo. I tre alfieri rimasti (ovvero Matteo Sciotto, Giuseppe Lombardo ed Alessandro De Leo) passerebbero così a Sud Chiama Nord, compagine in cui si trovano lo stesso Cateno De Luca e il suo “vice” Ismaele La Vardera. Un unico partito composto da sette deputati, terza forza dell’opposizione in termini numerici, dietro PD e M5S. L’altra, prospettata dallo stesso sindaco di Taormina ieri, è quella di trovare un’adesione tecnica, strumentale al mantenimento del gruppo di “Sicilia Vera”. “Se c’è qualche collega del parlamento siciliano disposto a fare un’adesione tecnica, si eviterebbe l’ipotesi che per una mera rappresaglia politica ci salti un gruppo – ha dichiarato Cateno De Luca durante una diretta tenuta sui social -. Lo dico a tutti i colleghi parlamentari. Chi vuole evitare che un approccio, che di politico non ha niente, faccia saltare i sacrifici che abbiamo fatto, ben venga. Così si eviterebbe lo scioglimento del gruppo”.
“Nessun riferimento specifico”, ha poi chiarito lo stesso De Luca, ma solo un generale appello rivolto ai colleghi di Sala d’Ercole. Ma in quest’ultimo caso, al fine di mantenere vivo il gruppo di Sicilia Vera, qualcuno dei 70 parlamentari all’Ars dovrebbe aderire al progetto politico di Cateno De Luca, ovviamente esclusi i componenti che già ne fanno parte e il capogruppo uscente Salvo Geraci, passato alla Lega. Al momento, nessuno ha ancora risposto alla chiamata del sindaco di Taormina. La domanda appare quanto semplice tanto complessa: chi potrebbe accogliere un simile appello? Chiaramente si viaggia sul campo delle ipotesi. Difficile che qualcuno si muova dai banchi della maggioranza verso quelli di Sicilia Vera. Rimane quindi il panorama delle opposizioni e del Gruppo Misto, consesso quest’ultimo nel quale figura un solo elemento, ovvero l’ex coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Miccichè. Uno dei principali “avversari politici” di Cateno De Luca nella scorsa campagna elettorale. Ma da un anno a questa parte le cose sono diametralmente cambiate. Un’ipotesi suggestiva quanto al momento improbabile. Ma in politica, come nella vita, mai dire mai.
La stoccata del partito a Salvo Geraci
Un momento politico complicato per le compagini di Cateno De Luca generato, come ricordato sopra, dall’adesione di Salvo Geraci alla Lega. Una decisione che il deputato regionale ha giustificato parlando di un partito “Messina-centrico”, riferendosi chiaramente ai natali del sindaco di Taormina. Una stoccata alla quale hanno risposto gli ex colleghi di coalizione Danilo Lo Giudice, Giuseppe Lombardo ed Ismaele La Vardera. “Sud chiama Nord da sempre ha scelto di costruire il consenso popolare non attraverso la logica della “compravendita” di posizioni o ruoli per rafforzare il quartier generale, ma bensì mediante il confronto diretto con il popolo, scendendo in piazza a testa alta, senza scheletri nell’armadio e senza girare nelle stanze dei bottoni o dai governanti di turno per richiedere qualche mancetta”.
“Sono logiche che non ci sono mai appartenute e mai ci apparterranno e per questo se Salvo Geraci oggi è stato folgorato sulla via di Giussano, senza una reale motivazione, come è facile evincere dalla sua nota, non possiamo fare altro che augurargli un buon proseguimento di percorso “romano centrico”, con la consapevolezza che il popolo siciliano è sovrano e che le scelte che ognuno di noi attua, prima o poi saranno soggette al giudizio popolare e il tempo a qualcuno dovrà dare ragione”, chiosano Lo Giudice, Lombardo e La Vardera.
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