Bufera giudiziaria sulla Caronte & Tourist, la società di navigazione che si occupa dei collegamenti marittimi nello Stretto di Messina tra Villa San Giovanni e Messina. Questa mattina i carabinieri di Reggio Calabria hanno arrestato Antonino Repaci e Calogero Famiani, presidente del Cda e Ad della società. Tra gli arrestati anche il sindaco di Villa San Giovanni e il presidente del Consiglio comunale.

Le indagini sarebbero partite dopo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia affiliato alla ‘ndrangheta, Vincenzo Cristiano, ed hanno avuto come oggetto il “progetto per la riorganizzazione dell’area Villa Agip con la realizzazione di un nuovo impianto di bigliettazione e connessa automazione” della società Caronte & Tourist.

L’inchiesta “Cenide” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e condotta dai carabinieri ha portato all’arresto del sindaco di Villa San Giovanni e di due manager della Caronte, oltre che di dipendenti comunali e professionisti. Dalle indagini, coordinate dai pm distrettuali Walter Ignazitto e Gianluca Gelso, è emersa, come figura centrale quella dell’ingegnere Francesco Morabito, responsabile del Settore tecnico urbanistico del Comune di Villa San Giovanni.

L’uomo si sarebbe direttamente interessato della vicenda della biglietteria nella quale sarebbero coinvolti Repaci e Famiani e un altro dipendente comunale, Giancarlo Trunfio, agevolando la realizzazione dei lavori. In particolare, in cambio della promessa di assunzione del figlio di Trunfio da parte della Caronte e Tourist, Morabito e Trunfio avrebbero adottato un provvedimento illegittimo per consentire alla società la rapida realizzazione dell’opera in assenza di un titolo edilizio. Repaci si sarebbe anche mosso con il vertice dell’amministrazione comunale, individuando il suo principale interlocutore nel sindaco Giovanni Siclari, per assicurarsi l’affidamento dell’area sulla quale la società aveva progettato i lavori che tuttavia era di proprietà Anas.

Dalle indagini è emerso anche un altro caso di corruzione con protagonista Morabito che avrebbe agevolato l’iter delle pratiche edilizie di Gaetano Bevacqua, noto imprenditore della ristorazione. Tutto ciò in cambio di cene gratuite o con rilevanti sconti per sé e per altri. Sempre Morabito avrebbe indirizzato l’aggiudicazione dell’appalto per la progettazione definitiva ed esecutiva della riqualificazione del lungomare in favore del raggruppamento temporaneo di professionisti in cui ha inserito anche suo figlio Giovanni Marco, neolaureato in ingegneria. Con le stesse modalità Morabito, in concorso con Vincenzo Cristiano, avrebbe anche turbato la gara per fare aggiudicare alla Cooperativa Sociale Pandora gli appalti relativi al servizio di pulizia del Municipio negli anni 2014 e 2016. Morabito avrebbe concordato con i rappresentanti della coop la presentazione dell’offerta, predeterminando modalità ed entità del ribasso e garantendo preventivamente l’aggiudicazione dell’appalto. In questo caso la contestazione è aggravata dalle modalità mafiose, perché Cristiano, all’epoca dei fatti, apparteneva alla cosca di ‘ndrangheta Bertuca, operante nel mandamento di Reggio Calabria.

“Le intercettazioni sono davvero allarmanti – ha sottolineato il  procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri – e consentono di delineare un quadro di convenienze, di ‘do ut des’, tra Morabito e il suo vice,
Giancarlo Trunfio, da una parte, e la società di navigazione dall’altra. Per agevolare i lavori di ammodernamento del
piazzale e la realizzazione della biglietteria, infatti, i vertici della società si erano impegnati ad assumere uno dei
figli di Trunfio, Gianluca, ottenendo dall’ufficio tecnico del comune di Villa San Giovanni un provvedimento autorizzativo illegittimo per la rapida esecuzione dell’opera. Rimanendo in questo ambito sono state registrate ulteriori condotte corruttive, attraverso cui i manager indagati sono riusciti ad asservire la pubblica funzione agli interessi privati della società di navigazione”.

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