• Operazione Alcantara 13 arresti e 13 ai domiciliari
    • Fiumi di droga per la movida di Taormina e Giardini Naxos
    • Pestaggio ripreso di un giovane che voleva lasciare l’organizzazione

I carabinieri del comando provinciale di Messina hanno arrestato 26 persone accusate di avere gestito a vario titolo lo spaccio di stupefacenti nella movida di Taormina e di Giardini Naxos.

Gli arrestati in carcere e ai domiciliari

Nel corso dell’operazione Alcantara dei carabinieri del comando provinciale di Messina sono finiti in carcere Maurizio Carmelo Chisari, 52 anni, Giovanni Mario Chisari, 21 anni, Alessandro Mario Cutrufello, 25 anni, Giuseppe Raneri, 49 anni, Alfio Cicala, 35 anni, Giovanni Marco Condorelli, 29 anni, Vincenzo Curia, 53 anni, Carmelo Coco, 36 anni, Vincenzo Verga, 46 anni, Antonio Cacciola, 21 anni, Alfredo Mancuso, 19 anni, Joao Victor Gualberto Amorelli, 22 anni, Andrea Pio Chisari, 18 anni.

Ai domiciliari sono finiti, Tiziano Trimarchi, 38 anni Paolo Monforte, 28 anni, Simone Raiti, 25 anni, Emanuele Giordano, 22 anni, Leonardo Patanè, 25 anni, Soufiane Ougas, 23 anni, Sergio Salvatore Corica, 21 anni, Carlo Di Pasquale, 20 anni, Nicolò Scarinci, 21 anni, Francesco Lo Presti, 23enne, Gianluca Russo, 23 anni, Antonino Nucifora, 26 anni e Emanuele Grasso, 25 anni.

L’indagine Alcantara

L’indagine denominata “Alcantara” fu avviata dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Taormina nel novembre 2018, dopo l’arresto di un minore trovato in possesso di un chilo di marijuana, 15 grammi di cocaina e 11 di hashish. Le indagini sulla provenienza dello stupefacente hanno permesso di giungere all’individuazioni di due distinte organizzazioni criminali, dedite allo spaccio di stupefacente, la prima nel territorio del Comune di Gaggi e dei paesi limitrofi situati nella valle dell’Alcantara, la seconda nei territorio di Giardini Naxos con ramificazioni nei comuni di Taormina e Fiumefreddo (Ct).

Il primo gruppo uno con sede a Gaggi

In particolare: − il primo gruppo criminale, aveva base logistica nel comune di Gaggi, era formato da 8 associati e 4 fiancheggiatori ed era in grado di immettere sul mercato sia marijuana che cocaina. Il promotore dell’associazione si preoccupava di mantenere stabili collegamenti con i fornitori catanesi per acquistare, su base settimanale, carichi di cocaina e marijuana, che poi smerciava con la collaborazione dei due figli (uno dei quali all’epoca dei fatti minorenne) ed altri pusher stabilmente arruolati. In particolare le indagini hanno rivelato come il sodalizio si servisse della collaborazione di alcuni cavallini anche minorenni che smerciavano la sostanza stupefacente, principalmente marijuana, a loro coetanei. Infatti, si è scoperto che il minore tratto in arresto nel 2018 custodiva lo stupefacente proprio per conto dell’associazione indagata, in cambio di alcune dosi di marijuana per uso personale, facendo leva sul fatto che la sua giovane età e la fedina penale pulita lo avrebbero reso immune ad eventuali controlli da parte delle forze dell’ordine.

I pusher, così come gli acquirenti abituali a cui talvolta venivano effettuate delle cessioni a credito, erano sottoposti ad un rigido sistema di riscossione crediti. Infatti, nel corso dell’attività investigativa sono stati documentati alcuni episodi estorsivi finalizzati proprio ad ottenere il pagamento di somme di denaro dovute al sodalizio da pusher o acquirenti insolventi. In due circostanze i sodali si sarebbero appropriati con la forza dell’autovettura di due acquirenti, detenendole per diversi giorni, a titolo di garanzia del credito che gli stessi avevano contratto con il sodalizio per l’acquisto di rilevanti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina.

La possibilità di effettuare anche delle cessioni a credito era dovuta al fatto che, come documentato, il sodalizio poteva contare su una platea di clienti molto ampia, provenienti dai piccoli comuni della valle dell’Alcantara (Francavilla di Sicilia, Motta Camastra, Graniti, Malvagna, Roccella Valdemone e Mojo Alcantara) fino a Gaggi, e quindi su consistenti introiti settimanali.

Oltre 30 sono gli episodi di spaccio documentati dai Carabinieri ad opera del sodalizio, diversi dei quali effettuati in favore di minorenni.

Il secondo gruppo a Giardini Naxos

Gli ulteriori sviluppi investigativi sulle ramificazioni del sodalizio e sui canali di approvvigionamento, hanno consentito di individuare una seconda e più articolata associazione per delinquere, avente base logistica nel comune di Giardini Naxos, dedita anch’essa al traffico di sostanze stupefacenti, ma operante principalmente nel territorio di Giardini Naxos nonché nei comuni di Taormina e Fiumefreddo. Le indagini hanno permesso in questo caso di identificare 12 associati e di delineare la struttura e il funzionamento dell’organizzazione. Analogamente a quanto accertato con riferimento alla citata organizzazione “limitrofa”, anche il secondo sodalizio era solito reperire lo stupefacente dal catanese. Da lì veniva trasportato a Giardini Naxos, dove c’era la base operativa dell’associazione, e successivamente distribuito nelle varie piazze di spaccio della zona, fino al centro di Taormina.

Al vertice di questa associazione è stato identificato C.G.M., 29enne di Giardini Naxos che, potendo contare sui legami diretti con la criminalità organizzata catanese, si occupava in prima persona di reperire lo stupefacente e organizzarne il trasporto, nonché di programmare e gestire gli affari illeciti del sodalizio.

A seguito del suo arresto, avvenuto nel maggio 2020, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere poiché ritenuto partecipe dell’associazione a delinquere di stampo mafioso Santapaola- Ercolano (nella sua articolazione operante nell’area ionico-etnea, denominata clan Brunetto), il gruppo criminale ha continuato comunque ad operare nel traffico di sostanze stupefacenti, sotto la direzione del suo braccio destro, C.C. 36enne di Fiumefreddo, dimostrando una straordinaria capacità di adattamento e di riorganizzazione. È stato accertato che il legame diretto del vertice dell’associazione con i clan catanesi, permetteva all’organizzazione indagata anche di acquistare quantità significative di stupefacente in conto vendita (ovvero da pagare in un momento successivo), soprattutto per poter soddisfare tempestivamente le incalzanti richieste dei clienti.

Le attività investigative hanno permesso di ricostruire con precisione i meccanismi di funzionamento del sodalizio e il ruolo ricoperto da ciascun associato: il promotore si occupava di mantenere i collegamenti con i fornitori e trattare l’acquisto periodico delle sostanze stupefacenti; la sostanza veniva trasportata a Giardini Naxos, stoccata in più siti e affidata in custodia a soggetti che fornivano supporto logistico e si occupavano di confezionarla in dosi; i singoli cavallini, a cui venivano consegnate un numero di dosi commisurato al ventaglio di clienti e alla capacità di smistamento, si preoccupavano poi dello spaccio al dettaglio in favore di acquirenti abituali o procacciati nelle piazze di spaccio collocate in prossimità dei locali notturni frequentati da giovani; giornalmente poi i proventi dell’attività di spaccio venivano consegnate al promotore dell’associazione, che a sua volta si preoccupava di dividere gli utili, una parte dei quali venivano reinvestiti nell’acquisto di altra sostanza stupefacente e una parte veniva ridistribuita tra i sodali.

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia

Il quadro delineato dalle investigazioni dei Carabinieri ha trovato ulteriore conferma nelle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, esponente del clan mafioso catanese facente capo a Antonio Cinturino, che tratto in arresto nell’ambito di un’altra indagine per il reato di associazione per delinquere finalizzata anche al traffico di sostanze stupefacenti di tipo cocaina e marijuana, decideva di avviare un rapporto di collaborazione con la giustizia, rendendo importanti dichiarazioni relative anche al traffico di sostanze stupefacenti nella fascia jonica della provincia di Messina, confermando la presenza di un’organizzazione stabile formata da giovani che “riescono a vendere bene la droga”, con la stabile collaborazione dei clan catanesi, soprattutto quanto al rifornimento dello stupefacente, nonché il ruolo di vertice del 30enne sopra citato.

Il pestaggio contro un giovane che voleva lasciare la banda

Emblematica a tal proposito è la spedizione “punitiva”, su disposizione di uno dei capi, nel maggio del 2019, fuori da un noto locale di movida a Giardini Naxos, nei confronti di un soggetto che aveva preso le distanze dal gruppo criminale e pertanto sospettato di essere un informatore delle forze dell’ordine. In quella circostanza le immagini di videosorveglianza avevano ripreso alcuni giovani che dopo aver trascorso una serata bevendo qualche drink all’interno del locale, avevano atteso l’arrivo della vittima per poi aggredirlo violentemente con un blocca sterzo e darsi subito alla fuga. La vittima a seguito dell’aggressione aveva ricevuto 10 giorni di prognosi per le lesioni riportate e i due giovani, riconosciuti dai Carabinieri, erano stati trovati in possesso dell’attrezzo utilizzato per l’aggressione e deferiti in stato di libertà per il reato di lesioni aggravate. Entrambi hanno dimostrato in sostanza di essere profondamente strutturati, atteso che hanno continuato ad essere perfettamente operativi anche nei momenti di fibrillazione affrontati a seguito dell’arresto di alcuni componenti della banda, muovendosi con disinvoltura visto che numerosi pusher giovanissimi erano incensurati (ben 16 degli arrestati hanno un’età ricompresa tra i 18 e 24 anni). Il livello di operatività di entrambi i gruppi è stato cristallizzato con 9 persone arrestate, 3 deferiti in stato di libertà e sono stati sequestrati complessivamente circa 2,5 chili di marijuana, 40 grammi di cocaina e 20 grammi di hashish in un anno di indagini. All’esito delle indagini svolte dai militari dell’Arma della Compagnia di Taormina, coordinati dalla Procura della Repubblica di Messina – Direzione Distrettuale Antimafia, sono emersi indizi gravi, precisi e concordanti in ordine alla responsabilità degli indagati per i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione.