Da un paio di giorni le famiglie della ex scuola Ugo Foscolo di Messina sono rientrate nell’immobile di Via Palermo, proseguendo con forte senso di partecipazione e amore per la comunità il percorso nato un anno fa e ad esse si sono aggiunte sei famiglie dell’ex “Palazzo San Leone Occupato”.
Queste famiglie, adesso, avranno l’opportunità di recuperare l’edificio al fine di trasformarlo in un luogo abitabile e vivibile e metterlo al servizio di quella fascia di popolazione in disagio e svantaggio abitativo sempre più ampia a Messina.
Questo obiettivo non si sarebbe potuto raggiungere se il Collettivo Pinelli non avesse occupato la struttura circa un anno e mezzo fa e se non fosse stato disponibile a lasciare i locali di propria iniziativa; locali che il Collettivo utilizzava per svolgere attività sociali di vario tipo, utili per gli abitanti del quartiere. “Apprezziamo e riconosciamo- fanno sapere l’Unione Inquilini Messina, Asia Usb e Inquilini resistenti ex Foscolo – il passo indietro del Collettivo che, con grande maturità, ha fatto spazio alle famiglie che soffrono il disagio abitativo e che adesso avranno l’opportunità di avviare un percorso di autorecupero e autocostruzione”.
La sinergia tra organizzazioni di varia natura e la mescolanza di varie pratiche, hanno permesso la liberazione non solo della “Foscolo”, ma anche di “Casa Paradiso” (l’ex scuola Pietro Donato di Paradiso) occupata nel dicembre 2013 da sei nuclei familiari con il sostegno attivo della allora neonata Unione Inquilini, del circolo “P. Impastato” di Rifondazione Comunista e dei compagni del Pinelli.
“Anche in questa struttura – fanno sapere gli occupanti – abitata attualmente da 4 nuclei familiari, noi vorremmo che si sperimentassero nuove forme di auto recupero istituzionalmente riconosciute. Proprio ieri abbiamo appreso l’emissione della sentenza di non luogo a procedere per tenuità del fatto per i sei imputati difesi dall’avv. Pierluigi Venuti, che due anni fa occuparono “Casa Paradiso”, la seconda vittoria nell’arco di un mese dopo quella dell’occupazione della “Casa del Portuale”. Risultati giudiziari, ma anche politici: il motivo di merito che ne ha determinato la non punibilità degli imputati è, da un lato il riconoscimento di una piaga sociale che colpisce spietatamente i ceti poveri, dall’altro il riconoscimento sociale di bisogni primari che trovano espressione mediante l’irruzione delle lotte nella fase odierna di crisi economica. Non possiamo nondimeno affidarci alla clemenza di qualche magistrato, in quanto registriamo a monte un giro di vite dell’attività repressiva e coercitiva della Forza Pubblica, che sta recidendo sul nascere tante esperienze di occupazioni abitative in tutta la Penisola”.
“Siamo determinati inoltre – concludono gli occupanti – a non abbandonare la formula che aveva animato lo spirito iniziale dell’occupazione della ex Foscolo, ovvero quello di coniugare attività di inclusione sociale per gli abitanti del quartiere e risposte concrete alle esigenze abitative degli stessi. Con questo spirito non sono stati “sacrificati” tutti gli spazi che la struttura offriva, alcuni di essi sono stati salvaguardati e lasciati vuoti. Abbiamo intenzione di riempirli per dare continuità al progetto e costruire insieme delle attività che possano essere utili per tutti.
Diritto alla casa, diritto alla città, produzione di spazi urbani, produzione di “cosa pubblica e comune” e contrasto ai fenomeni di espansione dei limiti delle città saranno il nostro orizzonte”.
Messina, 16/03/2016
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