Il tribunale di Messina ha condannato ieri, nell’ambito del processo nato per gli impiegati assenteisti dell’ex Provincia di Messina, 39 dipendenti e ne ha assolti altri 18. Il pubblico ministero aveva richiesto 44 condanne e 13 assoluzioni.  I dipendenti erano accusati di assenze ingiustificate tra la fine del 2012 e il luglio 2013 e sono stati condannati alcuni ad un anno e 4 mesi, altri ad un anno e 2 mesi, uno solo ad un anno e sei mesi. Si conclude così il processo di primo grado davanti al giudice monocratico del Tribunale di Messina.

Gli imputati si sono presentati davanti al giudice per rispondere della accuse di truffa. Sono 18 i dipendenti assolti perché il fatto non sussiste. Sono, invece, sette le assoluzioni parziali.

Il giudice ha condannato in primo grado a un anno e 4 mesi Alfredo Misitano, Luigi Triglia, Maria Caputo, Maurizio La Spina, Santo Mondello, Giuseppe Gemelli, Salvatore Libro, Alfio Tiano, Giovanni Liotta, Rosario Anastasi, Antonino Bonansinga, Ettore Grimaldi, Demetrio La Torre e Paola Franciò. Condanna a un anno e 10 mesi per Umberto Andò, un anno e 2 mesi per Sofia Francesca, Scandurra Teodora, Santo Pantè, Angela Criscillo, Rosalba Angela Melita, Santi Daniele Piccione, Giuseppe Giacobbe, Carmelo Gambadoro, Natale Chillemi, Domenica Mangraviti, Domenica Di Fini, Orazio Lombardo, Giovanna Maria Militello, Daniela Cucè Cafeo, Giovanni Loria, Infondenti Antonino, Anna Burrascano, Giovanni Tripodo, Giovanni Pinto, Graziella Currenti, Santo Arrò, Andrea Valenti, Gaetano Mangano ed infine un anno e mezzo per Roberto Branca.

Gli assolti sono Giuseppe Di Giorgio, Salvatore Gullì, Caterina Basile, Pasquale Retti, Santi Paladino, Rosario Bruschetta, Carmela Caiezza, Antonino La Camera, Placido Giordano, Mario Micali, Rosa Arnò, Cosimo Pistorino, Carmela Sedia, Francesco Cristaudi, Rosario Mondelli, Marisa Passalacqua e Santo Bonasera. Atti alla Procura, invece, per Domenico Russo.

Come scrive il Giornale di Sicilia, tutti sono stati condannati anche a pene pecuniarie, tra i 400 e gli 800 euro, ma il giudice ha concesso loro la sospensione della pena e la non menzione nel casellario giudiziario. In solido dovranno anche versare poco meno di 2 mila euro alla parte civile costituita, ovvero la Provincia, come spese processuali.

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