Sicindustria Messina esprime la propria solidarietà all’azienda associata Mammana, vittima nei giorni scorsi di un vile attentato incendiario.
Il presidente Pietro Franza e il vicepresidente, Pippo Lupò, nel confermare la loro piena vicinanza al gruppo Mammana, ribadiscono l’importanza di non arretrare di fronte a simili atti, continuando a muoversi, tutti uniti, negli unici binari consentiti, ossia quelli della legalità e del rispetto delle regole.
Bruciato escavatore in cantiere, indagano i carabinieri
Fiamme in un cantiere dell’impresa Mammana a Motta D’Affermo, nel Messinese, dove la settimana scorsa è bruciato un mini escavatore. I carabinieri di Mistretta, come riporta NebrodiNews, indagano sul rogo che ai più sembra una intimidazione nei confronti dell’imprenditore. I militari dell’Arma sono al lavoro per ricostruire l’accaduto e risalire ad eventuali responsabili.
L’imprenditore è noto anche a Palermo perché impegnato nell’ammodernamento dell’aeroporto Falcone e Borsellino e sulla realizzazione dello svincolo di Brancaccio.
Nel 2012 due attentati incendiari all’impresa
Non si tratta del primo incendio in un cantiere dell’impresa. Già nel 2012 aveva subito due attentati incendiari nei quali altrettante pale meccaniche vennero bruciate.
L’impresa Mammana di Castel di Lucio però non chiuse. Michelangelo Mammana – il titolare – nonostante tutto non mollò, decise di non lasciarsi intimorire e andò avanti esportando la sua attività d’impresa al di là dei confini della Sicilia. Dalle indagini, portate avanti dalla compagnia carabinieri di Mistretta e dalla Dda di Messina, non emerse nulla di importante e rilevante.
Altre intimidazioni in passato
L’impresa Mammana però ha subito intimidazioni e tentativi di estorsione da parte di gruppi criminali. Questo emerse dall’ordinanza di misura cautelare emessa dalla sezione dei giudici per le indagini preliminari del tribunale di Messina, che, nel gennaio di quattro anni fa portarono all’arresto di 94 persone accusate di truffa ai danni dell’Unione europea e che vide il coinvolgimento della mafia dei Nebrodi.
Negli atti dell’inchiesta dei magistrati peloritani, coordinati dal procuratore Maurizio De Lucia, che diede un colpo ai clan dei Batanesi e dei Bontempo Scavo di Tortorici, spuntò il nome dell’imprenditore di Castel di Lucio, Michelangelo Mammana.
Il gip di Messina, Salvatore Mastroeni, relativamente ad episodi accaduti nel 2013, parlava di propositi estorsivi, da parte di alcuni esponenti della famiglia mafiosa di Polizzi Generosa la quale si era mossa con l’approvazione di Francesco Bonomo, ritenuto dagli inquirenti reggente pro tempore del mandamento di San Mauro Castelverde.
Tutto questo un anno prima che l’impresa Mammana subisse gli attentati incendiari a danno dei due escavatori, a distanza di una settimana l’uno dall’altro. Il primo, il 30 marzo del 2012 nel territorio di Castel di Lucio, il secondo, il 6 aprile dello stesso anno, nel territorio di Tusa.
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