Mentre nei pronto soccorso siciliani è emergenza aggressioni, la polizia a Letojanni arresta due medici del 118 che dovevano essere in servizio notturno, ma sarebbero rimasti a casa o in altri luoghi lontani dal posto di lavoro.

Secondo i magistrati peloritani i due avrebbero simulato la loro presenza per interi turni di servizio notturno di 12 ore anche se provvedevano a sottoscrivere il registro.

L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Anna Maria Arena, abbraccia il periodo che va dal 2014 fino allo scorso mese di agosto: in particolare ad un medico vengono contestati 40 casi di assenteismo, 36 per l’altro collega.

Entrambi, secondo quanto ricostruito dai poliziotti del Commissariato di Taormina avrebbero anche tenuto un atteggiamento ‘spavaldo e prepotente’ nei confronti degli altri medici.

In particolare, chiariscono gli inquirenti, i due indagati si “mettevano” nei turni, coprendosi a vicenda ed, alternandosi, non effettuavano del tutto la notte in cui restava in servizio uno solo, accordandosi, così, dello “scarabocchio” da apporre sul registro delle presenza.

Per ricostruire i casi di presunto assenteismo i poliziotti hanno adoperato delle telecamere nascoste nella sede di lavoro ed acquisito copie dei registri di presenza dei due sanitari, oltre alle intercettazioni telefoniche e all’analisi dei tabulati delle utenze che sarebbero in contrasto con le firme di presenza che poi venivano apposte successivamente al turno di servizio.

Addirittura, secondo quanto sostengono gli investigatori, i due non avrebbero avuto  atteggiamenti di sfida nei confronti dei colleghi di lavoro e/o con chiunque provasse a contrastarli:…è la mia parola contro la sua…

Il Gip di Messina, Salvatore Mastroieni, ha disposto anche il sequestro preventivo per equivalente di somme di denaro pari a oltre 16 mila euro per l’uno e quasi 15 mila euro per l’altro, quale danno arrecato alla Pubblica Amministrazione quantificabile per ogni singolo episodio accertato in capo ai due medici.

L’accusa contestata è  truffa aggravata e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici.

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