Antonino Speziale sta male, i suoi legali tornano a chiedere la sua scarcerazione. È la richiesta che continuano a inoltrare gli avvocati di Antonio Speziale al Tribunale di Sorveglianza di Messina. Lo hanno chiesto il 18 marzo scorso i legali Giuseppe Lipera e Massimiliano Bellini a fronte dell’emergenza coronavirus. Lo hanno chiesto poi un’altra volta il 14 aprile scorso.
Speziale è stato condannato a 8 anni di reclusione per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore capo di polizia Filippo Raciti, ferito mortalmente il 2 febbraio del 2007 allo stadio Massimino durante il derby Catania-Palermo. Ha già scontato la maggior parte della pena ed entro il 2020 sarà di nuovo un uomo libero. Adesso sta male come denunciano i suoi legali e la sua condizione fisica non sarebbe più idonea al carcere. I legali, infatti, temono un “irrecuperabile peggioramento che potrebbe avere la salute di Speziale da un momento all’altro”.
Secondo quanto sostengono i suoi difensori, inoltre il ragazzo, necessita di “un costante monitoraggio cardiorespiratorio, un’idonea tecnica di ventilazione meccanica, oltre che un’emogasanalisi e una spirometria globale in clino ed ortostatismo” e si appellano al diritto alla salute chiedendo “un regime cautelare attenuato”. “É altrettanto evidente, infatti .- scrivono nella richiesta di scarcerazione – che le strutture carcerarie mancano di dotazioni, tecniche e personale specializzato rispondenti alle attuali esigenze del ragazzo che che “manifesta insofferenza e difficoltà già nel dormire sul lettino all’interno della sua cella”.
Speziale deve scontare gli ultimi 4 mesi in carcere. Per questo i legali continuano a chiedere ai giudici l’uscita anticipata e la trasformazione della pena in una più lieve. “É evidente, che in ordine sia al profilo psicologico, sia al profilo sanitario, del detenuto, evince la necessarietà per cui sconti fuori dalle mura del carcere gli ultimi 4 mesi di detenzione, a fronte degli oltre 7 anni già vissuti intramurariamente, che in questa direzione il giovane Antonino Speziale supportato dalla propria famiglia d’origine, i quali sono pronti a supportarlo garantendogli anche le migliori cure possibili”.
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