L’operazione Fortino, che ha portato ieri all’arresto di 17 persone e sgominato la banda che a Messina era dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti e a furti di ciclomotori, ha avuto origine nel mese di novembre del 2015 quando la Squadra Mobile, a seguito di una soffiata, rinvenì a casa di Stefano Cutroneo 20 proiettili calibro 38, chiavi “da furto” e oltre cinque chili di marijuana.
Come ricostruisce oggi in un approfondito articolo tempostretto.it, Cutroneo in carcere comincia a parlare. Le armi e la droga le teneva in custodia per conto degli Arena, in particolare per Francesco “junior”, la famiglia del rione di Valle degli Angeli a Messina.
Nei mesi successivi gli investigatori piazzano telecamere e cimici in una delle zone più blindate della città riuscendo a raccogliere prove sul clan e sulla piazza dello spaccio che sta diventando sempre più rilevante nel panorama criminale messinese. Le immagini non lasciano dubbi e testimoniano il via vai di trafficanti e rifornitori calabresi, passaggi di buste e sacchetti, grande giro di contanti.
Nel mese di gennaio del 2016 la svolta delle indagini: i poliziotti bloccano Rosarci Santoro, pezzo da novanta calabrese, con 30 mila euro in contanti ricevuti dagli Arena dopo aver presumibilmente consegnato un carico di droga che, rintracciato dagli agenti, viene sequestrato. Nel frattempo continuano ad ascoltare e filmare.
Per gli investigatori, il Pm e il giudice le immagini sono inequivocabili e per questo hanno firmato i provvedimenti di cattura.
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