Sedici firme. Tante ne servivano al Consiglio comunale per presentare la mozione di sfiducia al sindaco di Messina, Renato Accorinti. La sedicesima, quella della capogruppo dem, Antonella Russo,  è stata apposta ieri con la benedizione del commissario del partito, Ernesto Carbone, ma stamani è arrivata anche quella di Carlo Cantali (Grande Sud).

L’aula di Palazzo Zanca avrà 30 giorni di tempo per fare approdare l’atto che sarà votato con l’appello nominale.

Tecnicamente per immaginare la ‘cacciata’ del primo cittadino ‘Free Tibet’ occorreranno 27 voti (su 40), e qualora passasse la sfiducia sarebbe contestuale la decadenza anche del Consiglio comunale.

E’ altrettanto vero che in un mese, politicamente, può accadere di tutto e bisogna comprendere quanto sia preparata la Città dello Stretto ad una tornata elettorale amministrativa che andrebbe ad aggiungersi alla già ricca stagione del voto che si concluderà con le Regionali.

La mozione di sfiducia ad Accorinti ha origini antiche: i primi a presentarla furono in estate gli ex Udc, oggi Centristi per la Sicilia, con Ncd, ma ad imprimere un’accelerazione alla vicenda è stata la gestione dell’emergenza freddo che ha portato alla chiusura di tante scuole peloritane a causa del mal funzionamento dei riscaldamenti.

Arrivano quindi le firme di altri consiglieri trasformando un atto di parte in una mozione trasversale che vede fuori dal coro alcuni esponenti del Gruppo Misto ed i fedelissimi della Lista Renato Accorinti sindaco che urlano alla congiura.

La discussione non potrà avere inizio prima dei dieci giorni previsti dal regolamento, poi sarà l’ora dei numeri.