Il giudice della seconda sezione del tribunale di Messina Pietro Rosso ha condannato la Banca Nazionale del Lavoro a restituire ad un imprenditore edile messinese 450 mila euro perché l’istituto di credito avrebbe applicato tassi al limite dell’usura, addebitato somme non dovute, a titolo di interessi, commissione di massimo scoperto, diritti per concessione affidamenti e spese.

Tutto comincia con una serie di operazioni bancarie effettuate dal 2006, quando la ditta decise di aprire dei conti e di accendere un fido presso la Banca Nazionale del Lavoro.

Contestualmente il titolare aveva chiesto pure un mutuo per l’acquisto di macchinari e di materiale, per un totale di 2.850.842 euro e un altro (personale) da 200 mila euro per l’acquisto di una casa. Tuttavia, col passare degli anni l’imprenditore cominciò a rendersi conto che quel sostegno che la banca aveva fornito – sebbene si trattasse di un servizio e come tale avesse un costo – si era dimostrato particolarmente gravoso, con costi eccessivi, tassi di interesse esorbitanti e addebiti poco chiari sul conto corrente.

Il titolare della società si è rivolto all’avvocato Alessandro Palmigiano, esperto di diritto bancario, per far esaminare i contratti di mutuo e gli estratti conto e capire se le perplessità in merito all’operato della banca fossero fondate. Dall’analisi emerse che l’istituto di credito avrebbe adottato un comportamento illegittimo sia per quanto riguarda i mutui, ai quali erano stati applicati tassi superiori alla soglia usura, sia per i conti correnti, che registravano l’addebito di somme non dovute.

Nel 2014 l’avvocato Palmigiano, assieme al collega Mattia Vitale, avviò una causa innanzi al Tribunale di Messina. Nel giudizio i legali hanno individuato ed evidenziato dettagliatamente le criticità dei contratti e degli estratti conto. In particolare, per il mutuo aziendale, è stato chiesto che venissero restituiti gli interessi già corrisposti, pari a 215.381,64 euro, in quanto non dovuti; per i conti correnti, che venissero rimborsate le somme corrisposte a titolo di interessi, commissione di massimo scoperto, diritti per concessione affidamenti e spese, per un importo di 160.578,99 euro; infine, per il mutuo personale la restituzione degli interessi già corrisposti, pari ad 62.650,35 euro, decurtando le rate residue. Il Tribunale di Messina ha accolto la tesi dello studio Palmigiano e con una sentenza appena resa pubblica ed ha accertato addebiti illegittimi per circa 450.000 euro.

“Il Tribunale – spiega l’avvocato Alessandro Palmigiano – è intervenuto in maniera netta e chiara su una vicenda che rischiava di mettere in difficoltà una ditta, cassando le prassi illegittime; purtroppo è un caso tuttavia frequente nei rapporti bancari”. La Bnl ha annunciato la presentazione di appello alla sentenza.

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