Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina si parla spesso del timore che il Cremlino possa autorizzare l’uso di armi atomiche, come le armi nucleari tattiche. A tal proposito, si stima che Mosca disponga di migliaia di armi nucleari tattiche, forse la più grande scorta del mondo, che potrebbero essere schierate in qualsiasi momento.

Come riportato su TheConversation.com, l’uso delle armi nucleari è radicato nella dottrina militare russa e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato spesso un appello al resto del mondo affinché prenda sul serio la minaccia. Detto ciò, come si sopravvive a un’arma così potente e devastante?

Esplosione

Un arma nucleare causa un lampo improvviso nel cielo, luminoso anche più del sole. Questa luminosità svanisce all’improvviso ma torna poco dopo, provocata dalla competizione tra la palla di fuoco e l’onda d’urto, diventando sempre più calda a tal punto che bisogna proteggersi gli occhi per evitare ustioni alla retina.

La bomba nucleare, poi, determina la diffusione di un’intensa radiazione termica che causa ustioni cutanee attraversi i vestiti, ragione per cui, in caso di rischio concreto, meglio indossare abiti di colore pallido. Inoltre, bisogna fare i conti con le radiazioni nucleari invisibili: raggi gamma, raggi x e neutroni. In caso di sopravvivenza dopo l’esplosione di una bomba nucleare tattica, significa che la propria posizione è alla ‘periferia’ dello scoppio.

Onda d’urto

Dopodiché avviene l’onda d’urto, una potentissima raffica di vento che distrugge o danneggia tutte le strutture che si trovano entro un certo raggio dell’epicentro, a seconda della resa e dell’altezza dell’eplosione. Esempio: una bomba da 15 kilotoni (come quella sganciata su Hiroshima) ha un raggio di fuoco di circa 100 metri e causa la distruzione completa fino a 1,6 chilometri intorno all’epicentro. Invece, una bomba da un kiloton – come l’esplosione di nitrato di ammonio avvenuta a Beirut nel 2020 – ha un raggio di circa 50 metri con danni fino a circa 400 metri.

L’onda d’urto viaggia più velocemente della velocità del suono (circa 343 metri al secondo). Quindi, se ci troviamo a un chilometro dall’epicentro, abbiamo meno di tre secondi per trovare riparo e se siamo a cinque chilometri di distanza, ne abbiamo meno di 15. Di conseguenza, dobbiamo proteggerci dalle radiazioni termiche e nucleari, dal momento che potremmo morire in poco tempo. Al contempo, occorre rifugiarsi in un posto sicuro se non vogliamo essere travolti dalle macerie. Quindi, sarebbe opportuno rifugiarsi in un bunker rinforzato o un seminterrato. Se ci troviamo, però, in una casa di mattoni o cemento senza seminterrato, occorre posizionarci nella parte più forte dell’edificio, come un piccolo bagno al piano terra o una lavanderia con pareti in mattoni, sdraiandoci a terra. Si raccomanda di tenersi lontani da porte, mobili alti e finestre perché si frantumano. Infine, quando sta per arrivare l’onda d’urto, bisogna tenere la mascella aperta cosicché i timpani ricevano la pressione su entrambi i lati.

Radiazioni

Nella terza fase bisogna fare i conti con una nuvola di particelle radioattive tossiche che la bomba solleva dopo l’esplosione e trasportata dal vento, contaminando tutto ciò che incontra nel suo cammino. Questa situazione può durare anche ore e persino giorni e, se non ci si ripara al meglio, il rischio di morte in poco tempo è elevato.

Quindi, se ci troviamo in una struttura stabile, come un seminterrato o una scala antincendio, possiamo restare lì per alcuni giorni. Se ci troviamo, però, in un edificio distrutto, allora dobbiamo trovare una struttura intatta nei paraggi. Porte, finestre e interstizi d’aria devono essere bloccati e va bevuta l’acqua solo da tubi intatti e mangiare da scatolette sigillate. In caso di necessità di andare all’aperto, è necessario indossare una mascherina P2 o antipolvere. Questo perché le armi nucleari tattiche, seppur progettate per garantire la massima distruzione possibile di infrastrutture e di nemici, consentono alla truppe di muoversi in quanto il rischio radiologico è significativo ma si può sopravvivere. Infine, bisogna attendere in un luogo sicuro i soccorsi.