Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha pubblicamente invitato Israele a non lanciare un attacco militare contro l’Iran, sottolineando i progressi nei negoziati per un nuovo accordo sul programma nucleare iraniano. Parlando con i giornalisti, Trump ha dichiarato: “Siamo abbastanza vicini a un accordo abbastanza buono”, aggiungendo che preferirebbe evitare un conflitto.
“L’Iran non può avere l’arma nucleare – ha ribadito – a parte questo voglio che abbiano successo, li aiuteremo ad avere successo, faremo affari con loro, faremo tutto il necessario”. Le sue parole arrivano in un momento di alta tensione in Medio Oriente, con gli Stati Uniti che hanno già ordinato l’evacuazione del personale non essenziale dalle ambasciate nella regione.
Il monito degli Stati Uniti a Israele
L’inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff, ha avvertito i senatori repubblicani che un attacco israeliano alle strutture nucleari iraniane potrebbe scatenare una risposta iraniana con “molte vittime“, secondo quanto riportato da Axios. L’ambasciatore statunitense in Israele, Mike Hakaby, ha espresso scetticismo sulla possibilità di un’azione unilaterale da parte di Israele senza il consenso di Washington. In un’intervista con Ynet e Yedioth Ahronoth, Hakaby ha dichiarato: “A mio avviso, questo scenario è improbabile”, pur riconoscendo che la decisione finale spetta a Israele.
La Germania chiede chiarezza all’Iran
Sul fronte europeo, la Germania ha assunto una posizione ferma ma diplomatica. Durante un incontro a Roma, il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, ha sottolineato l’importanza che l’Iran rinunci “in modo credibile” a qualsiasi progetto di armamento nucleare. “Ci aspettiamo che l’Iran prenda le distanze in modo credibile da qualsiasi piano volto a ottenere armi nucleari”, ha detto Wadephul. “Non resteremo a guardare mentre l’Iran si arma di nucleare”. La dichiarazione arriva pochi giorni dopo l’annuncio iraniano di un nuovo sito di arricchimento dell’uranio. La Germania, insieme ad altri partner europei, sostiene il dialogo mediato dall’Oman per trovare una soluzione negoziata.
L’Italia punta sul dialogo
Anche l’Italia si è espressa a favore di una soluzione diplomatica. Durante un punto stampa congiunto a Roma con Wadephul, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato: “In Israele sanno bene che siamo contrari a un attacco militare contro l’Iran, ma non mi pare che sia così imminente”. Tajani ha aggiunto: “Non so se ci sarà un attacco israeliano sull’Iran, non abbiamo segnali al di là di quello che hanno fatto gli americani che possa esserci nell’immediato un attacco”. Il ministro ha sottolineato il sostegno dell’Italia ai negoziati tra Stati Uniti e Iran, mediati dall’Oman, e ha rivelato di aver avuto un “lungo colloquio” con il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Rafael Grossi, per discutere della situazione iraniana e ucraina.
I negoziati in corso
I colloqui tra Stati Uniti e Iran, iniziati ad aprile a Muscat, in Oman, continuano a rappresentare una speranza per una de-escalation. L’inviato speciale Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi si sono incontrati più volte, con l’ultimo round di negoziati svoltosi a Roma l’11 maggio. Un portavoce del ministero degli Esteri iraniano ha descritto i colloqui come “difficili ma utili” ma ha sottolineato che persistono divergenze significative. L’Iran insiste sul suo diritto a un programma nucleare pacifico ai sensi del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, mentre gli Stati Uniti e i loro alleati chiedono garanzie che Teheran non sviluppi armi nucleari.
Le implicazioni di un possibile attacco
Un attacco israeliano alle strutture nucleari iraniane, come quelle di Natanz o Fordow, potrebbe avere conseguenze devastanti. Le strutture sono protette da sistemi di difesa avanzati e, in alcuni casi, costruite in profondità sotto terra, rendendo necessario l’uso di bombe bunker-buster, disponibili principalmente agli Stati Uniti. Un’azione militare potrebbe innescare una rappresaglia iraniana, con attacchi a basi statunitensi nella regione o a Israele, potenzialmente coinvolgendo gruppi alleati come Hezbollah. Inoltre, un’escalation potrebbe compromettere i fragili negoziati in corso e spingere l’Iran a riconsiderare la sua posizione sul nucleare.
Commenta con Facebook