Barbara Capovani, la psichiatra aggredita venerdì scorso, 21 aprile, davanti all‘ospedale di Pisa a colpi di spranga, è morta.

Di conseguenza, l’accusa nei confronti del 35enne Gianluca Paul Seung, ex paziente della dottoressa, è ora di omicidio premeditato: si trova rinchiuso nel carcere di Pisa.

L’annuncio del decesso è stato comunicato congiuntamente dall’Azienda ospedaliero-universitaria pisana e Azienda Usl Toscana nord-ovest: “Si è conclusa alle 23.40 la procedura di accertamento di morte con criteri neurologici. Come già preannunciato nel precedente bollettino medico, si procederà alla donazione degli organi così come da volontà espressa in vita dalla Dr.ssa Capovani, condivisa dai familiari e autorizzata dal magistrato”.

Barbara Capovani, 55 anni, era responsabile del “Sdpc – Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura” dell’ospedale pisano.

Il ministro Schillaci: “Violenza inaccettabile”

Appresa la notizia, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha affermato: “La morte di Barbara Capovani mi addolora profondamente, la violenza di cui è stata vittima è inaccettabile. Oggi è un giorno molto triste, ringrazio la famiglia per aver scelto di donare gli organi di Barbara e rivolgo a loro il mio personale e sentito cordoglio. La sicurezza di tutti gli operatori sanitari e socio-sanitari mi sta particolarmente a cuore ed è per me una priorità su cui mi sono impegnato da subito. Insieme al ministro Piantedosi abbiamo aperto posti di polizia negli ospedali, con il decreto legge 34 abbiamo inasprito le pene e disposto la procedibilità d’ufficio per chi aggredisce personale sanitario e sociosanitario. Abbiamo anche avviato una forte campagna di sensibilizzazione per ricreare un rapporto di fiducia tra paziente e medico, perché è importante che i cittadini siano consapevoli che portare un camice bianco significa assicurare supporto, cura, aiuto”.

Schillaci ha osservato inoltre che “la vicenda della dottoressa Capovani ci lascia tutti attoniti, ma non deve farci sentire impotenti: sono pronto insieme a Ordini, Federazioni e Sindacati, anche nell’ambito dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza delle professioni sanitarie e sociosanitarie, a lavorare per individuare ogni altra strada percorribile e soluzioni utili a prevenire ogni genere di violenza e a garantire i massimi livelli di sicurezza per chi si prende cura della salute, fisica e mentale, dei cittadini”.