Non semplici criminali, non tangentisti o evasori fiscali ma addirittura mandanti delle stragi del ’93 che insanguinarono l’Italia, colpirono i monumenti. Le stragi con le quali la mafia sfidò lo Stato. Proprio mentre il centrodestra torna ad essere indicato come possibile vincitore della competizione elettorale siciliana Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono nuovamente indagati dalla Procura di Firenze come possibili mandanti delle stragi di mafia del 1993.

L’inchiesta è stata riaperta dopo le intercettazioni in carcere del boss Graviano nelle quali il capomafia di Brancaccio diceva al suo compagno di cella cose come “Novantadue già voleva scendere… e voleva tutto…Berlusca… mi ha chiesto questa cortesia… Ero convinto che Berlusconi vinceva le elezioni … in Sicilia … In mezzo la strada era Berlusca… lui voleva scendere… però in quel periodo c’erano i vecchi… lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa…”. Ma le  intercettazioni non sono di questi giorni. Risalgono al 10 aprile dell’anno scorso e furono effettuate nel carcere di Ascoli Piceno.

A cinque giorni al voto in Sicilia e a due dall’arrivo in Sicilia di Berlusconi la procura di Firenze ha ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la riapertura del fascicolo e ha delegato nuovi accertamenti alla Direzione investigativa antimafia.

Nell’inchiesta non ci sono solo le intercettazioni ad Ascoli. Da Palermo i magistrati hanno inviato altro materiale ai colleghi fiorentini. I nomi dell’ex premier e dell’ex senatore Marcello Dell’Utri (attualmente in carcere per scontare una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa) sono stati iscritti con intestazioni fittizie, nomi di fantasia che dovrebbero coprirne l’identità, come avvenuto nelle altre occasioni e in altre indagini. Ma a cinque giorni dalle elezioni la notizia emerge e diventa di pubblico dominio.

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