Camilla Canepa, la 18enne morta dopo la vaccinazione volontaria con AstraZeneca, stando a quanto appreso, soffriva di piastrinopenia autoimmune familiare e assumeva una doppia terapia ormonale.
Gli investigatori ora vogliono capire se le due patologie fossero state indicate nella scheda consegnata prima della somministrazione del vaccino, il 25 maggio.
Tra i documenti che stanno acquisendo i militari anche le relazioni dei dirigenti medici del San Martino d Genova, Pelosi e Brunetti. Martedì sarà dato l’incarico ai medici legali Luca Tatjana e Franco Piovella.
Stando a fonti investigative, nella cartella clinica acquisita presso l’ospedale di Lavagna, acquisita dai NAS, sarebbero indicati sia la piastrinopenia autoimmune ereditaria che la somministrazione di un farmaco ormonale che sarebbe avvenuta qualche giorno dopo la vaccinazione.
Per quanto riguarda il primo aspetto, deve essere verificato se nell’anamnesi richiesta prima della vaccinazione sia stata segnalata la piastrinopenia ereditaria.
Secondo Paolo Corradini, presidente della Società Italiana di Ematologia, «la piastrinopenia autoimmune da cui era colpita la ragazza e la reazione che si ipotizza possa scatenare in rarissimi casi il vaccino hanno due meccanismi diversi, in cui gli anticorpi si scatenano contro obiettivi differenti, e in questa fase non è possibile dire se ci sono correlazioni. Quello che possiamo ricordare, però, è che c’è una raccomandazione dell’EMA per usare Astrazeneca solo sopra una certa età, che è stata fatta proprio perché le reazioni avverse gravi sono state viste in maggioranza nei giovani, e andrebbe seguita. La malattia autoimmune di per sé almeno per quello che se ne sa finora, non costituisce una controindicazione per il vaccino».
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