E’ autoriciclaggio l’ipotesi di reato contestata nell’indagine della Procura di Milano sul caso dell’acquisto da parte dell’ex sottosegretario leghista Armando Siri di una palazzina a Bresso, nel Milanese, attraverso un mutuo di 585 mila euro acceso con una banca di San Marino. L’inchiesta, coordinata dai pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta e condotta dalla Gdf, è ancora agli inizi e sarebbe a carico di ignoti, quindi senza indagati. Siri è indagato a Roma per corruzione in una tranche di una inchiesta della Dda di Palermo.
L’indagine, assegnata ai due pm del dipartimento guidato dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale che si occupa, oltre che di corruzione internazionale, anche di casi di riciclaggio o autoriciclaggio, era stata aperta ai primi di maggio ed era a ‘modello 45’, ossia senza titolo di reato né indagati. Ora invece, da quanto è trapelato, l’ipotesi investigativa, su cui le Fiamme Gialle e la magistratura effettueranno i loro accertamenti, è quella di autoriciclaggio e non ci sarebbe alcun iscritto, al momento.
Al centro della vicenda c’è la compravendita da parte di Siri di una palazzina per la figlia a Bresso, comune ai bordi della Brianza, grazie ad un mutuo di circa 600 mila euro concesso “senza garanzie” dalla Banca Agricola Commerciale di San Marino. Una compravendita alla quale la trasmissione Report oltre un mese fa ha dedicato una puntata e che la Banca d’Italia ha incasellato come operazione sospetta e ‘girato’ alla Guardia di Finanza che ha redatto un’informativa. Ed è stata proprio la Gdf, poi, a consegnare la relazione dell’Uif, l’Unità di informazione finanziaria istituita in via Nazionale, al Procuratore milanese Francesco Greco, che nell’immediatezza aveva anche assicurato “massima collaborazione” con i colleghi romani.
Secondo le poche carte depositate alla magistratura lo scorso 31 gennaio, Giulia Siri, figlia ventiquattrenne del senatore leghista, ha acquistato l’intero edificio residenziale – sette appartamenti (di cui 5 affittati), cantine, un laboratorio e un negozio – al prezzo complessivo di 585 mila euro. Il denaro sarebbe stato messo a disposizione dal padre a titolo di liberalità e pertanto non soggetto all’imposta di donazione. Separatamente, però, la ragazza avrebbe sottoscritto una procura irrevocabile al padre a vendere l’immobile a se stesso o a terzi.
Tuttavia, per pagare l’immobile, Siri, che ha nel curriculum un patteggiamento per bancarotta, ha acceso un mutuo di 600 mila euro presso la banca sammarinese. Somma poi accreditata su un conto aperto presso una filiale della Banca Popolare di Sondrio da Paolo De Marinis, il notaio davanti al quale è avvenuto il rogito e che poi ha segnalato all’ufficio competente di palazzo Koch l’operazione ‘sospetta’. La difesa di Siri, non appena appresa la notizia del’apertura del fascicolo, aveva parlato di “finanziamento regolare”. Ora la parola passa ai pm che dovranno verificare la provenienza del denaro usato per l’operazione (l’autoriciclaggio si configura quando una persona impiega per sè soldi frutto di sue attività illecite) ed eventuali danni subiti dalla banca per un finanziamento senza garanzie.
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