Giorgio Palù, presidente della Società dei virologi europei, intervistato dal Corriere della Sera, ha affermato che «in una fase in cui in Europa l’epidemia si sta spegnendo molto lentamente si è notato, e lo dimostrano una decina di pubblicazioni, che la dose infettante è più bassa».

Di conseguenza, «i positivi hanno una ridotta capacità di trasmettere l’infezione». Ciò è «tipico di tutti i virus» anche se «nessuna delle 8 mila mutazioni individuate nel genoma è correlata a una minore virulenza», ragione per cui non esiste «la prova che sia meno o più capace di infettare rispetto a prima».

Per l’esperto, comunque, «ci sono meno soggetti infettati e la fase climatica nel nostro emisfero boreale non favorisce il virus» pertanto «l’inclinazione dei raggi ultravioletti nel periodo giugno – settembre, in particolare gli Uva, produce un effetto virucida».

LEGGI ANCHE: La seconda ondata di contagi è una certezza, non ha dubbi Crisanti.

Palù, a tal proposito, ha rimarcato che «le stesse condizioni il caldo secco non sono presenti nell’emisfero al di sotto dell’equatore, dove c’è alta umidità». Per questo motivo, in quei luoghi «le alte temperature non agiscono da deterrente».

Per il virologo l’emergenza sarà finita «solo quando l’incidenza dei casi si sarà azzerata, il che non vorrà dire che il virus non circolerà più, continuerà a sopravvivere nei portatori sani, in Italia e in altri Paesi, e come tutti i virus respiratori tenderà a tornare quando le condizioni riprenderanno a essere favorevoli».

Infine, sul rischio di una seconda ondata, Palù ha detto: «Conosciamo poco questo nuovo virus e con umiltà rispondo come Socrate: non lo so».

Articoli correlati