Ci sono anche 35 italiani, di cui 25 membri dell’equipaggio, a bordo della nave da crociera Diamond Princess della Carnival Japan nella baia di Yokohama, in quarantena al largo del Giappone. Lo ha appreso l’Ansa. In totale, sono circa 3.500 le persone che si trovano sul transatlantico, metà dei quali sono giapponesi.

Si è appreso, poi, che il numero dei casi segnalati a bordo della nave è di 20. I medici, al momento, hanno effettuato analisi su appena 273 dei passeggeri dopo che la malattia è stata rivelata in un uomo sceso dalla Diamond Princess a Hong Kong.

Oltre ai giapponesi e agli italiani, sulla nave da crociera ci sono anche russi, australiani, inglesi e filippini. Mentre, i casi dei contagi accertati sono di nazionalità giapponese, americana, canadese, neo-zelandese e taiwansese che sono stati fatti sbarcare con tutte le misure precauzionali del caso. La quarantena della nave dovrebbe terminare venerdì 14 febbraio.

Alla luce di quanto sta accadendo a bordo della Diamond Princess, il governo di Taiwan ha vietato l’attracco nei suoi porti a tutte le navi da crociera, per timori di diffusione dell’epidemia. Il divieto è stato annunciato dal Ministero della Salute di Taipei.

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Per quanto riguarda, poi, il bilancio delle vittime e dei contagi, la Commissione Sanitaria nazionale cinese ha parlato di 565 decessi e 28.018 casi. Due le vittime fuori dai confini cinesi, ovvero nelle Filippine e a Hong Kong. Ci sono poi 24.702 casi sospetti di contaggio e 186.354 persone sotto osservazione.

Infine, l’Istituto Spallanzani di Roma, nel bollettino medico comunicato stamattina, ha dichiarato che restano «invariate, con parametri emodinamici stabili» le condizioni dei coniugi cinesi di Wuhan contagiati dal coronavirus. La prognosi è riservata. Oltre alla coppia cinese, si trovano ricoverate altre quattro persone sottoposte a test e in attesa di risultato mentre tre, seppur negative al test, sono ancora nell’Istituto per altri motivi clinici. Trentadue pazienti sono stati dimessi.

I medici hanno anche precisato che la coppia cinese da due giorni è sottoposta a terapia antivirale sperimentale con faramci «indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come i più promettenti sulla base dei dati disponibili», aggiungendo che «il lopinavir/ritonavir è un antivirale comunemente utilizzato per la infezione da HIV che mostra attività antivirale anche sui coronavirus. Il remdesivir è stato ottenuto grazie alla disponibilità dell’azienda farmaceutica produttrice, attraverso una procedura effettuata tempestivamente grazie all’impegno del Comitato Etico del nostro Istituto, dell’AIFA, delle dogane, e dell’USMAF di Milano Malpensa. Il remdesivir è un antivirale già utilizzato per la Malattia da Virus Ebola, ed è potenzialmente attivo contro l’infezione da nuovo coronavirus».

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