• Come si trasmette maggiormente il coronavirus?
  • Come si diffonde il coronavirus tramite le superfici?
  • Come si diffonde il coronavirus tramite l’aria?

Dall’inizio della pandemia sappiamo che il coronavirus si trasmette principalmente per via respiratoria, tramite le goccioline (droplet) contaminate. Queste possono essere trasportate in aria o depositarsi sulle superfici e infettare quando ci si tocca il viso.

LA TRASMISSIONE TRAMITE LE SUPERFICI

Nel marzo 2020, come riportato da Futura-Sciences.com, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha raccomandato di pulire le superfici potenzialmente contaminate, ad esempio disinfettando i prodotti acquistati nei negozi. Nel luglio 2020, però, l’OMS ha spiegato che «non ci sono dati specifici sui casi di Covid-19 verificatisi a seguito del contatto con una superficie contaminata dalle goccioline proiettate dalla tosse, dallo starnuto e mentre si parla».

In un articolo pubblicato su The Lancet, Emmanuel Goldman, professore di microbiologia alla Rutgers University (New Jersey, USA), ha affermato che il rischio di contaminazione da oggetti infetti «è insignificante, nemmeno misurabile».

Infatti, i numerosi studi in tal senso, che riportano la sopravvivenza del coronavirus sulle superfici, sono stati condotti in laboratorio e con dosi di virus molto elevate, lontane dalle condizioni reali.

«Sappiamo che il virus può sopravvivere sulle superfici ma la domanda è se una persona possa prenderlo con le mani e contaminare le vie aeree. […] Ci vorrebbe una grande quantità di virus per causare un’infezione», ha detto Lindsay Marr, esperta nella trasmissione aerea di virus presso l’Università di Virginia Tech.

LA TRASMISSIONE TRAMITE L’ARIA

Gli ultimi studi suggeriscono che il Covid-19 si trasmette principalmente per via respiratoria. Bisogna, però, distinguere la trasmissione tramite grosse goccioline, che cadono facilmente al suolo – da qui la raccomandazione di mantenere la distanza di sicurezza di un metro – e tramite gocce molto piccole, ovvero di meno di 10 micrometri, emesse parlando o respirando.

Le goccioline sottili possono restare nell’aria per molti minuti o anche ore: da qui l’importanza di proteggersi con una mascherina molto filtrante perché quelle in tessuto artigianale potrebbero non fermare le particelle più piccole e di areare regolarmente le zone chiuse.

Secondo Antoine Flahault, direttore dell’Istituto per la salute globale dell’Università di Ginevra, «almeno il 70% della contaminazione è causato dagli aerosol».

Questa affermazione si basa in particolare su uno studio che mostra che il lavaggio intensivo delle mani riduce il rischio di trasmissione nei virus respiratori soltanto del 15%: La probabilità di contaminazione da goccioline di grandi dimensioni è ancora più bassa, poiché richiede che qualcuno starnutisca entro un metro e l’espettorato finisca nell’occhio, nella narice o nella bocca», ha spiegato il dr. Flahault.

Altri scienziati, però, affermano che la quantità di virus nelle micro-goccioline aerosolizzate è insufficiente per causare un’infezione massiccia. Didier Pittet, medico capo del servizio di prevenzione e controllo delle infezioni presso gli ospedali di Ginevra ed esperto dell’OMS, ritiene che le goccioline e il contatto con le mani rimangano le principali fonti di contaminazione.

Comunque sia, non è facile rintracciare come un individuo si sia stato infettato. Pertanto, si consiglia sempre di rispettare ogni gesto di barriera a seconda delle diverse situazioni: lavaggio delle mani e gel idroalcolico dopo l’esposizione a superfici altamente contaminanti; indossare una mascherina durante una permanenza prolungata in uno spazio chiuso; ventilazione dei locali, ecc.