Da mesi sentiamo parlare delle varianti del coronavirus: inglese, brasiliana, sudafricana, bretone, ecc. E ora tocca alla variante indiana, chiamata Delta. Ma ce ne sarebbe anche un’altra: la Delta Plus.
Questa variante è stata segnalata per la prima volta in un bollettino del Public Health England (PHE) l’11 giugno scorso.
Si tratta di una sottolinea della variante Delta, rilevata per la prima volta in India con una mutazione della proteina spike chiamata K417N, che si trova anche nella variante Beta, identificata per la prima volta in Sud Africa.
Alcuni scienziati temono che questa mutazione, insieme ad altre caratteristiche esistenti della variante Delta, possa renderla più trasmissibile.
Sally Cutler, microbiologa dell’Università di East London, a tal proposito, ha detto: «Si ritiene che la mutazione K417N di Beta aiuti il virus a schivare gli anticorpi neutralizzanti, una parte vitale delle difese del nostro sistema immunitario».
«Ciò significa che può rendere i vaccini e i farmaci anticorpali meno efficaci e aumentare il rischio di reinfezione», ha aggiunto.
Il ministero della salute indiano ha espresso la stessa preoccupazione, affermando in una dichiarazione: «La mutazione K417N presente nella variante Beta (linea B.1.351), che è stata già segnalata perché ha una proprietà di evasione immunitaria».
Shahid Jameel, un importante virologo indiano, ha affermato che la mutazione K417N è nota per ridurre l’efficacia di un cocktail di anticorpi usati per trattare il COVID-19.
Alla data del 16 giugno, sono stati riscontrati almeno 197 casi in 11 Paesi: Gran Bretagna (36), Canada (1), India (8), Giappone (15), Nepal (3), Polonia (9), Portogallo (22) , Russia (1), Svizzera (18), Turchia (1) e Stati Uniti (83).
Sono in corso studi in India e nel mondo per testare l’efficacia dei vaccini contro questa mutazione.
«L’OMS – l’Organizzazione mondiale della sanità – sta monitorando questa variante come parte della variante Delta, come stiamo facendo per altre varianti preoccupanti per via ulteriori mutazioni», ha affermato in una nota.
«Per il momento, questa variante non sembra essere comune, attualmente rappresenta solo una piccola frazione delle sequenze Delta. Questa e altre varianti circolanti hanno un rischio più elevato per la salute pubblica in quanto hanno dimostrato un aumento della trasmissione», ha aggiunto l’OMS.
Inoltre, il virologo Gagandeep Kang, alla BBC, ha affermato che «non ci sono ancora dati per supportare l’affermazione che sia una variante che debba destare preoccupazione. Ci vogliono maggiori informazioni biologiche e cliniche».
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