Giovanni Di Perri, virologo e responsabile delle Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, a proposito della ripresa del campionato di Serie A, intervistato da Calciotoday.it, si è detto possibilista ma con «stadi vuoti e squadre controllate. Senza le dovute cautele si aggraverebbe l’epidemia. Spero si riparta il prima possibile perché il Paese è in grande sofferenza».

Per l’esperto, quindi, «l’importante è seguire un programma di sicurezza. I giocatori e tutti coloro che lavorano per la gara devono essere controllati. Sul ritiro permanente è un’ipotesi giusta, in sostanza bisogna mettere a fuoco un gruppo lavorativo al di fuori di un contesto epidemico. Diciamo che il gioco vale la candela». Si potrebbe giocare anche al Nord ma senza spettatori sugli spalti: «Noi sappiamo come evitare l’infezione e identificare l’idoneità dei calciatori, quindi si può agire di conseguenza».

Sullo stesso argomento è stato ‘interrogato’ anche Giovanni Rezza, membro dell’Istituto Superiore di Sanità e del comitato scientifico: «Se mi chiedete ‘può ripartire oggi il campionato?’ come farei a direi di sì oggi? Stiamo in lockdown completo. Naturalmente se mi chiedete ‘fra un mese possiamo ripartire?’, io direi: certamente a porte chiuse».

A SkyTg24 l’esperto ha affermato: «Dopodiché è chiaro che va molto minimizzato, molto reso veramente bassissimo il rischio, perché nel momento in cui si riapra qualsiasi attività, noi sappiamo che chiaramente un minimo di rischio in più lo prendiamo, quello che prima definivo ‘rischio accettabile’, e chiaramente andrebbero prese delle misure molto rigide e molto rigorose».

«Comunque sia – ha aggiunto Rezza – non sta a me decidere, sarà la politica a decidere. Nel momento in cui decideranno di riaprire il campionato naturalmente quello che si dovrà fare, e credo che già ci stia pensando la Figc con la commissione apposita, è di dare delle istruzioni su misure molto rigorose per far sì che si minimizzi il rischio tra i giocatori e la cerchia, le persone che li attorniano e soprattutto anche per il resto della comunità. Naturalmente ogni riapertura in qualche modo comporta un minimo di rischio, non solo per il campionato, sto dicendo per qualsiasi altra attività. Però ci sono delle modalità per mettere, se non in sicurezza totale, in parziale sicurezza la popolazione e quello che interessa la sanità pubblica chiaramente».

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