Prima del nuovo DPCM si riteneva (o meglio si sperava) che l’autocertificazione sarebbe stata risparmiata almeno ai residenti della stessa Regione. Invece, ci sarà un altro modulo a partire dal prossimo 4 maggio. Lo ha fatto intendere sia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante la conferenza stampa di ieri sera che il ministro Francesco Boccia in collegamento con lo show di Barbara D’Urso.

Insomma, gli italiani dovranno ancora una volta portare con sé il modulo per dichiarare il motivo dell’uscita, quindi comprensiva anche della visita ai congiunti (ma non è detto che ci sarà una voce specifica perché potrebbe far parte del calderone delle situazioni di necessità). Per quanto concerne la durata, invece, non è ancora chiaro se ci sarà bisogno dell’autocertificazione anche dopo il 18 maggio, ovvero quando ci sarà l’avvio di una sottofase della fase due.

Sul tema è intervenuto Sandra Zampa, sottosegretario al Ministero della Salute, intervenuta ai microfoni della trasmissione L’Italia s’è desta su Radio Cusano Campus: «Ho discusso per avere qualche apertura in più, per esempio sull’autocertificazione che è una complicazione in più e non ti fa percepire di aver conquistato in maniera totale quel pezzetto di libertà. Ho avuto uno scambio con il ministro Speranza, con cui ho un rapporto antico e pensavo che l’aspetto dell’autocertificazione si potesse superare, ma non è stato così. Il timore degli scienziati è che tutto possa riprendere, anche perché non siamo ancora arrivati a R con zero uguale a zero, c’è ancora un numero di contagiati significativo in Lombardia e Piemonte, c’è il timore dei governatori che il contagio possa passare da una regione all’altra».

Infine, da registrare la proposta di Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia: «Nonostante i proclami di una Repubblica digitale da parte del ministro Pisano, l’Italia è ancora ad un’autocertificazione tutta cartacea. L’estensione dell’obbligatorietà della presentazione dell’autocertificazione per gli spostamenti, confermata ieri da Conte, va sicuramente accompagnata alla sua digitalizzazione. Ci sono strumenti già esistenti per garantire, oltre al modello cartaceo, una versione digitale: basterebbe collegare il modulo allo SPID, sicuro sul piano della privacy, così da autocompilare alcuni campi e inviare direttamente al Viminale per il controllo dei flussi e al device del cittadino per i controlli». Insomma, si chiede almeno di trovare il modo per non stampare carta…

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