L’obbligo vaccinale contro il Covid-19 per il personale sanitario “non è sproporzionato” e “non sono irragionevoli” le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico.
Così la Corte Costituzionale nel ritenere “inammissibile, per ragioni processuali, la questione relativa alla impossibilità, per gli esercenti le professioni sanitarie che non abbiano adempiuto all’obbligo vaccinale, di svolgere l’attività lavorativa, quando non implichi contatti interpersonali”.
“Ugualmente non fondate – ha proseguito la Corte – sono state ritenute le questioni proposte con riferimento alla previsione che esclude, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso; e ciò, sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico”.
La Corte Costituzionale ha, quindi, respinto con una sentenza tutti i ricorsi dei lavoratori che, a causa della normativa sull’obbligo vaccinale, erano stati sospesi dal servizio. Un rigetto per insegnanti e sanitari che avrà ripercussioni anche sui militari ricorrenti al TAR del Lazio, per cui, in attesa della Suprema Corte, i giudici amministrativi avevano sospeso il giudizio.
L’ex ministro Roberto Speranza: “Mai dubbi sul nostro operato”
L’ex ministro della Salute Roberto Speranza, intervistato da Repubblica, ha commentato: “In questi anni abbiamo fatto scelte anche difficili ma sempre seguendo due principi fondamentali: il primato del diritto alla Salute, anche sugli altri interessi in campo, e la centralità dell’evidenza scientifica. Con questi due fari è evidente che la nostra strategia sia stata quella di puntare con forza su vaccini, che sono stati fondamentali per contenere e combattere un virus che in quel momento era la principale sfida per tutti i Paesi. I nove mesi senza vaccini, del resto, sono stati durissimi in termini di ricaduta sulle persone e anche sulle attività sociali ed economiche”.
E ancora: “Non ho mai avuto dubbi sul nostro operato, come sono convinto che le scelte siano sempre state prese con rigore e ponderazione. La decisione conferma la validità del nostro approccio e mi conforta. La nostra strategia è stata quella di puntare con grande determinazione sulla copertura più larga possibile della popolazione. La sentenza della Corte, che rispetto e che leggerò con grandissima attenzione, riconosce in fondo la razionalità delle scelte che son state fatte, ispirate sempre dal principio della difesa del diritto alla salute delle persone, seguendo l’evidenza scientifica”.
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