Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento delle Malattie Infettive dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS), intervenuto ad Agorà, la trasmissione di Raitre, ha affermato: «Se ci sono colleghi stimati che hanno il dono della preveggenza, benissimo. Se morirà a giugno faremo una grande festa», riferendosi al coronavirus.

«Anche io vorrei che scomparisse ma non credo questo sogno possa realizzarsi molto presto. Dobbiamo quindi raddoppiare, triplicare gli sforzi per arginarne la diffusione», ha aggiunto l’esperto.

Poi, in merito alla fase 2, al via da oggi, lunedì 4 maggio, Rezza ha affermato: «Se da una parte c’è bisogno di riaprire il Paese, vediamo anche che questo virus sta ancora circolando. I cittadini, quindi,  devono aver comportamenti responsabili: distanziamento, lavaggio delle mani, mascherine in luoghi pubblici. Dall’altra parte la sanità pubblica deve esser pronta a intercettare a livello territoriale un possibile ritorno in campo del virus».

Per Rezza un secondo lockdwon sarebbe un disastro per il Paese, per cui «dobbiamo mantenere comportanti responsabili e agire tempestivamente nel contenere i focolai sul territorio. Convivere col virus significa anche continuare a combatterlo».

Poi, a proposito dell’aumento delle terapie intensive: «un atto dovuto, ma il fatto di averne di più ora non significa che dobbiamo riempirle. La Germania che ne ha molti più di noi, ma fa in modo che le persone non ci arrivino. Per farlo serve un grande lavoro sul territorio, cioè individuare casi, rintracciare contatti, testarli anche da asintomatici».

Infine, rispetto alle riaperture che variano nelle Regioni, Rezza ha detto: «Un provvedimento nazionale serve ,a adattamenti a livelli regionali di un provvedimento nazionale sono la cosa più giusta».

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