• Segnalato in Francia il primo caso di reinfezione grave da variante sudafricana.
  • Il paziente aveva già contratto il SARS-CoV-2 ma il ceppo originario.
  • Necessario il ricorso alla terapia intensiva.

In Francia è stato segnalato il primo caso grave di un paziente reinfettato con la variante sudafricana 501Y.2 del SARS-CoV-2, pochi mesi dopo una prima infezione da SARS-CoV-2. Ne dà notizia Futura-Sciences.com.

Il caso, pubblicato mercoledì 10 febbraio sulla rivista Clinical Infectious Diseases, è stato scoperto da un team del dipartimento di medicina intensiva e rianimazione dell’ospedale Louis- Mourier AP-HP, guidato dal prof. Jean-Damien Ricard dell’Università di Parigi.

Oggi si guarda all’immunità collettiva (o di gregge) come l’unica via d’uscita possibile dall’epidemia di Covid-19. Tuttavia, ci sono dubbi sulla durata e la robustezza dell’immunità contro il coronavirus. Inoltre, è già successo che siano stati descritti casi di reinfezione ma, al momento, sono rari e il più delle volte lievi. Però, la comparsa recente di nuove varianti con caratteristiche quali la maggiore contagiosità, l’aumento della virulenza e la capacità di eludere il sistema immunitario, destano qualche preoccupazione.

Queste nuove varianti – chiamate inglese, sudafricana o brasiliana in relazione a dove sono comparse per la prima volta – sono associate a un aumento ulteriore dell’incidenza e della mortalità associata al Covid-19. Quindi, c’è il timore che possano esserci infezioni e reinfezioni nonostante la vaccinazione.

Tornando alla scoperta francese, il team del prof. Ricard ha di recente curato un 58enne che, nel settembre 2020, aveva sofferto, seppur lievemente, di Covid-19, cioè riportando febbre moderata e disturbi respiratori. Il paziente è poi guarito, come dimostrato da un test effettuato nel dicembre 2020 e risultato negativo.

Nel gennaio 2021, però, il paziente è stato di nuovo ricoverato in ospedale per una recidiva di febbre con disturbi respiratori. Il tampone è risultato di nuovo positivo e il sequenziamento del coronavirus ha mostrato la presenza delle mutazioni caratteristiche della variante sudafricana. Il paziente ha, poi, sviluppato velocemente una sindrome da distress respiratorio acuto con la necessità di ricorrere alla terapia intensiva mediante intubazione e ventilazione meccanica. Quindi, l’immunità sviluppata dopo la prima infezione non ha impedito la reinfezione con la variante sudafricana.

Si ricorda che la variante sudafricana 501Y-V2 si è diffusa velocemente in tutto il mondo a partire dal dicembre 2020. L’impatto di questa mutazione sull’efficacia dei vaccini non è ancora stato stabilito con chiarezza.

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