I ricercatori della federazione americana Mayo Clinic hanno dimostrato che il vaccino di Pfizer sarebbe meno efficace contro la variante Delta rispetto a quello di Moderna. Il rapporto di questo studio è stato pubblicato l’8 agosto scorso sulla piattaforma MedRxiv ma i risultati devono ancora essere confermati. Ne parla MaxiSciences.com.
Per realizzare questo studio, il team di scienziati ha analizzato i dati di 50mila pazienti vaccinati e non vaccinati nel periodo gennaio – luglio 2021, corrispondenti alla diffusione della variante Alpha (o inglese) e poi a quella della variante Delta (o indiana).
Per prima cosa gli studiosi hanno notato che i due vaccini a RNA messaggero sono stati generalmente molto efficaci contro la variante Alpha: 86% efficaci nel caso di Moderna e 76% in quello di Pfizer, e rispettivamente il 92% e l’85% contro il rischio di ricovero.
Però, con la comparsa della variante Delta, i risultati sono cambiati. A luglio, il vaccino di Pfizer è stato efficace solo per il 42% contro le infezioni (comunque per il 75% contro i ricoveri), mentre il vaccino Moderna è rimasto efficace al 76%.
Questo studio potrebbe ravvivare accesi dibattiti sull’efficacia dei vaccini ma i ricercatori specificano che questi dati devono essere ulteriormente approfonditi e confermati.
E diverse ragioni potrebbero spiegare questa differenza di efficacia tra i due vaccini, basati sulla stessa tecnologia. Venky Soundararajan, l’autore principale dello studio, ha spiegato: «Sulla base dei dati che abbiamo finora, questa è una combinazione dei due fattori. Il vaccino Moderna è probabilmente – molto probabilmente – più efficace del vaccino Pfizer nelle aree in cui il Delta è il ceppo dominante e il vaccino Pfizer sembra avere una durata di efficacia inferiore. Anche una differenza di dosaggio tra i due vaccini potrebbe spiegare questi risultati: un’iniezione di Moderna è più forte di una di Pfizer».
Ma l’epidemiologo Mircea Sofonea ha notato, però, che in questo studio non è stato preso in considerazione lo stato sierologico dei pazienti: «Ciò significa che, nel gruppo dei non vaccinati, non si può escludere che alcuni siano stati precedentemente in contatto con il virus e abbiano quindi già sviluppato l’immunità».
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