Piccolo dizionario grillino (nel senso di Beppe Grillo)
Caos: nella mitologia e cosmogonia degli antichi greci, il Chaos è la personificazione dello stato primordiale del vuoto, il buio che precede la generazione del cosmo da cui videro la luce gli dei e gli uomini.
E a naso Grillo si crede un dio.
Entropia: qui la spiegazione ha più risvolti. Nella scienza l’entropia è “la graduale degenerazione di un sistema verso il massimo disordine” (come oggi intendiamo il caos). Sociologicamente è “la tendenza progressiva al livellamento, all’annullamento delle articolazioni e delle gerarchie interne al sistema”.
Beppe Grillo evidentemente crede ancora alla massima sessantottina di entrare nel sistema per scardinarlo dall’interno. La versione più raffinata del “vi apriremo come una scatoletta di tonno”
Non rompete i coglioni: insieme al taumaturgico “vaffanculo” (nel senso che con questo stile Grillo ha fatto il “miracolo” di creare dal nulla il Movimento 5 Stelle), questa frase condensa la filosofia del comico ispiratore dell’ “uno vale uno”.
Parole e frasi quelle che avete letto che Beppe ha espresso ieri nel videomessaggio a uso delle masse pentastellate diffuso a conclusione del vertice con Luigi Di Maio.
Con la frase “non rompete i coglioni” ha sintetizzato le prossime strategie del Movimento 5 Stelle lanciando messaggi agli “interni” (i democraticamente eletti) e agli “esterni” (gli elettori grillini).
Quello che vuole dire Grillo agli “esterni” è semplice: ci avete mandato a schiantarci alle prossime elezioni in Emilia Romagna e in Calabria (i risultati del voto nella piattaforma Rousseau)? Ben venga: faremo “beneficienza” – lo ha detto lui – ovvero regaleremo il voto a favore dei candidati Pd. E lo faremo – è il sottotitolo – per non rompere l’alleanza che tiene in piedi il governo malcombinato che unisce sotto il nome del premier Giuseppe Conte, i 5Stelle, il Pd, Italia Viva, Leu e rimasugli vari.
Messaggio agli interni: il capo politico è Di Maio, io – Beppe Grillo – lo affiancherò (vale a dire lo commissario) e voi seguite la linea. Perché? Perché Beppe Grillo che in passato non aveva disdegnato di abbracciare le politiche dell’ultradestra britannica di Nigel Farage, del suo omologo italiano, Matteo Salvini non si fida più. E si è prefisso l’obiettivo di mettere in testa a Luigi Di Maio di abbandonare nostalgie, sogni di retromarcia, la restaurazione del vecchio insomma.
Perché? Grillo lo dice bene: siamo cambiati, non siamo quelli di dieci anni fa. Non siamo più i meet up – che pure rivendica di aver ideato – e dal “chaos” si genererà un’altra forma. Nasceranno nuovi dei e nuovi uomini che sfrutteranno l’entropia per scardinare il sistema e mettere al palo la destra “pericolosetta”.
Quanto sarebbe bello essere nella testa di Beppe Grillo per capire perché oggi, più di qualche mese fa, Salvini gli fa paura. Quanto sarebbe bello capire, fino in fondo, perché insiste nel volere mantenere in piedi l’alleanza con il Pd e quello che gli sta attorno.
Ad uso dei commentatori social: Salvini va fermato, troppo retrogrado, oscurantista e politicamente ambiguo. Ma devono essere gli elettori nelle urne a farlo (se ogni sardina in piazza corrispondesse a un voto contro, sarebbe fatta o quasi, ma dubitare in questa fase è doveroso). E questo articolo non è a favore del leader della Lega.
Resta il dubbio: perché Grillo non si fida più di Salvini? Forse perché il contratto di programma del Conte I° ha cannibalizzato i 5S? E’ lotta per la sopravvivenza?
Il partito destrutturato che ha creato ha bisogno di regole certe e di sintetizzare il pensiero collettivo. E’ difficile per Grillo ammettere che l’unica forma per governare il consenso è quella del partito classico seppure con correnti interne ma con una sintesi finale che indichi una direzione e una strategia uniche. Quindi che fa Grillo? Riassume per slogan e parole visionarie. Caos, entropia. Ma per farsi capire dai suoi, poi cede alla rudezza di una frase chiara come poche: “Non rompete i coglioni”.
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