Cominciamo al contrario. L’avvertenza è rivolta a chi volesse avere una sintesi tragicomica, semiseria (fate voi) sulla “crisi più psichedelica del mondo”. Leggere oggi su La Stampa l’articolo di Mattia Feltri. E’ tutto lì. Con un’ironia da sbellicarsi dalle risate.

Allora il governo 5S-Pd si farà. In barba ai tanti insulti vicendevoli che si sono rivolti da quando all’orizzonte della politica sono apparsi prima i meet-up e poi i grillini in forma compiuta. Vicendevoli, ovviamente. Con grande scandalo di chi, osservando in queste settimane, ci ha tenuto tantissimo a mettere in evidenza – con la prova plastica dei video – le dichiarazioni di Zingaretti o Matteo Renzi contro Luigi Di Maio o Alessandro Di Battista. E le dichiarazioni di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista contro Zingaretti o Matteo Renzi.

Come se invece, prima di sposarsi l’1 giugno del 2018, Di Maio e Matteo Salvini si fossero scambiati solo fiori e belle parole di stima.
E’ la politica, bellezza. La ragion di stato. Che oggi – anzi in queste settimane – si riassume in un unico obiettivo: mettere all’angolo, in naftalina, la potenza di fuoco sovranista della Lega di Matteo Salvini. Non c’è molto altro da dire.

Questo era l’obiettivo. Ed oggi, in attesa della salita al Colle, del premier incaricato Giuseppe Conte, l’obiettivo si porta a casa.
I leghisti saranno scandalizzati, sicuramente. Non è democrazia, non fanno altro che sbraitare. Tuttavia, sul filo della Costituzione, dato che ad esempio Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia non ha fatto altro che evocare l’articolo 1 della Carta, sarebbe utile rileggerlo: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo…». Fino in fondo, però: «La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».

Quindi, calma e gesso, amici. Il giro di orizzonti del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non solo era dovuto. Ma di più, obbligato.
Poi piaccia, non piaccia, sia rischioso, metta insieme le facce da mostro (e i curricula risibili di alcuni papabili ministri) non importa. E’ la democrazia, belli miei.

Ora ci vuole una botta… di fortuna: che 5Stelle e democratici siano in grado di convivere. E magari portino a casa qualche risultato. Perché questo esperimento può essere un grande successo, una metamorfosi per partivi – ops post-partiti – in grado di re-intercettare lo scontento di chi si reca al voto (almeno fino a quando non saremo chiamati a votare on line) oppure una enorme, ineguagliabile, debacle.

Attenti però che Salvini, quello che è messo in naftalina, avrà gioco facile. All’opposizione è tutto più facile. E a riprendersi il posto potrebbe bastare un’altra crisi psichedelica.

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