Domenica 25 settembre si voterà per il rinnovo della Camera e del Senato con il Rosatellum bis, sistema elettorale misto, dando così luogo alla XIX legislatura della storia della Repubblica.

A differenza del 2018, quando ci vollero tre mesi per arrivare al Governo Conte con il MoVimento 5 Stelle e la Lega, stavolta ci saranno due differenze: l’estensione del diritto di voto al Senato per chi ha compiuto 18 anni e la riduzione del numero dei parlamentari: da 640 a 400 seggi alla Camera e da 315 a 200 al Senato (con 5 senatori a vita). I nuovi membri resteranno in carica per cinque anni, salvo elezioni anticipate.

Domenica 25 settembre gli elettori si troveranno di fronte due schede, una per il Senato e l’altra per la Camera. Si dovrà tracciare una croce sul nome del candidato o della candidata all’uninominale o sul nome del partito scelto.

Se si barra il nome del candidato all’uninominale, sarà ditribuito proporzionalmente alle liste che lo sostengono. Se, però, il partito di riferimento è soltanto uno, allora avrà tutti i voti che finiranno sul candidato all’uninominale. Non è possibile il voto disgiunto.

Se si barra il simbolo del partito, con accanto la lista bloccata dei candidati, i voti saranno distribuiti proporzionalmente in base al risultato raggiunto dal partito a livello nazionale. Più voti un partito ottiene, più parlamentari può eleggere.

Il Ministero dell’Interno, a tal proposito, precisa: “sono proclamati eletti, per la parte proporzionale, i candidati della lista del collegio plurinominale secondo l’ordine di presentazione, nel limite dei seggi cui la lista abbia diritto. Per la parte maggioritaria, è proclamato eletto il candidato più votato in ciascun collegio uninominale”.

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