Giorgia Meloni, a quanto si apprende ha bloccato la norma sul prelievo dai conti correnti. “Non se ne parla, questa norma non passa”, ha detto – a quanto si apprende – la presidente del Consiglio dopo aver visto la bozza della manovra. Bozza che, si sottolinea, è superata dal primo momento in cui la premier l’ha vista. Poi è arrivata la secca smentita dalla sua pagina sui social: “Nella legge di bilancio – scrive non c’è la misura che consentirebbe all’Agenzia delle Entrate di accedere direttamente ai conti correnti degli italiani per recuperare le imposte non pagate. Consiglio di non inseguire i sentito dire o documenti non ufficiali”.

Manovra ancora aperta

La manovra è ancora aperta e in attesa dell’approdo in Parlamento, tra oggi e sabato, Lega e Forza Italia vanno in pressing e chiedono limature. Che la coperta sia corta è chiaro a tutti ma il partito di Salvini si fa sentire e chiede “uno sforzo in più” sulle pensioni così come gli azzurri insistono su cedolare secca sugli affitti brevi. Entrambi chiedono di cambiare sui pignoramenti. E intanto nelle ultime ipotesi in circolazione in vista del testo definitivo si registrano già una serie di modifiche significative. Cambia in parte la discussa misura sui conti correnti: il pignoramento telematico, nell’ultima versione, scatta solo oltre i mille euro di debito con il fisco.

La conferma di Salvini

“Non ci sarà nessuna incursione nei conti correnti”, assicura Salvini mentre da Palazzo Chigi si spiega che si tratta solo di un’ottimizzazione di strumenti digitali già esistenti. Ma non c’è “alcun accesso diretto ai conti correnti da parte dell’Agenzia delle entrate per recuperare le imposte non pagate”. E su questo arriva il ‘no’ della premier. Sul fronte previdenziale nelle ultime versioni viene escluso l’anticipo alla fine del 2024 dell’adeguamento alla speranza di vita per chi va in pensione a prescindere dall’età. L’ipotesi circolata nelle ultime ore sarebbe infatti quella di tornare al 2027. Nelle ultime ipotesi sfuma anche il rischio di un intervento sul turn over nella pubblica amministrazione: l’articolo, che nelle prime indiscrezioni circolava solo come titolo, non figurerebbe negli ultimi testi. Arriva un tetto di 50mila euro per i titoli di Stato che si potranno escludere dal calcolo dell’Isee e cambia ancora il tax credit per il cinema con una stretta che porta addirittura fino all’esclusione dall’agevolazione per le imprese non indipendenti o non europee. Si lima ancora, dunque. E anche sulle pensioni è la stessa ministra del Lavoro Marina Calderone a far sapere che “ci si lavora”.

Le frizioni

Su questo come su altri fronti anche sotto il pressing degli alleati di maggioranza. Tacciono i Fratelli d’Italia anche in nome della real politik. C’è il peso della complessa situazione internazionale e le scelte fatte – è il ragionamento di alcuni esponenti del partito della premier – hanno comportato per tutti dei risultati ma anche dei sacrifici. “Cosa dovremmo dire noi di come è finita sugli extraprofitti delle banche?”, dice ad esempio un parlamentare meloniano facendo capire che quello finora trovato è comunque un punto di compromesso che sarebbe complesso scardinare. Gli azzurri, intanto, con Antonio Tajani promettono battaglia sugli aumenti della cedolare secca per gli affitti brevi mentre con Giorgio Mulè, ricordano che “Forza Italia è storicamente contro l’aumento della pressione fiscale” e dunque “una volta letta la manovra nella sua versione definitiva, occorrerà eventualmente intervenire” sulla misura sul pignoramento”.

Le pensioni anticipate

Dall’altro lato la Lega che ha sempre fatto dello stop alla legge Fornero e di Quota 41 una propria battaglia ma si deve al momento confrontare con Quota 104. Tra le ipotesi ci sarebbe quella di mantenere quota 103 ma con un ricalcolo contributivo. “L’obiettivo è il superamento della legge Fornero”, ribadisce il vicesegretario leghista Andrea Crippa e “uno step bisogna farlo e quindi già in questa legge di bilancio bisogna che il centrodestra faccia vedere che sulle pensioni si interviene nella direzione che ha detto in campagna elettorale”.

Il Ponte sullo Stretto

Intanto, però, arriva qualche dettaglio in più su uno dei cavalli di battaglia della Lega: il Ponte sullo Stretto. Per la realizzazione dell’infrastruttura e in attesa di reperire ulteriori fonti di finanziamento per “ridurre l’onere a carico del bilancio dello Stato”, viene autorizzata la spesa complessiva di 11,6 miliardi fino al 2032, di cui 780 milioni il prossimo anno. In vista dell’approvazione del progetto definitivo del Ponte, da parte del Cipess (il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica) entro il 2024, la spesa viene quindi ripartita in 780 milioni per il 2024, oltre un miliardo per il 2025 e per il 2026 e così via fino ai 260 milioni del 2032.

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