Dopo le dimissioni dal Covid Center dell’Humanitas di Rozzano (Milano), Gerry Scotti ha raccontato la sua esperienza da malato di Covid-19 al Corriere della Sera.

«Quando mi hanno detto che mi ricoveravano sono diventato verde, ho sudato freddo. Io li vedevo tutti, vedevo 24 persone immobili, intubate, come nei film di fantascienza», ha detto il conduttore 64enne che, a proposito dei sintomi, ha affermato: «Febbriciattola, stanchezza, colpi di tosse. Una settimana e passa tutto, pensavo. Invece no».

Poi,  il dramma emotivo: «Ti viene l’istinto a non piangerti addosso, questa malattia è subdola, puoi stare due o tre giorni con poca febbre, addirittura senza come successo ad alcuni miei amici, e dopo 7 giorni ti negativizzi. Speravo di essere in quel mazzetto di fortunati vincitori del Boero, i cioccolatini con il regalo».

«Al secondo controllo al Covid Center dell’Humanitas a Rozzano – ha proseguito Scotti – mi è stato consigliato di rimanere da loro perché avevo tutti i parametri sballati: fegato, reni, pancreas. Ero già nell’unità intensiva, perché quando entri nel pronto soccorso del Covid Center non c’è l’area rinfresco, l’area macchinette, l’area vogliamoci bene: si apre una porta e da lì in poi vedi tutto quello che hai visto nei peggiori telegiornali della tua vita. Sono diventato verde, ho sudato freddo».

Il noto personaggio televisivo ha anche raccontato il rapporto con gli altri pazienti: «Con due ci strizzavamo l’occhio, dai che ce la fai». E poi il riferimento ai tanti messaggi d’affetto ricevuti: «Mi ha colpito molto anche l’affetto di tutti gli addetti ai lavori. Non voglio fare torto a nessuno, cito solo Carlo Conti, perché abbiamo vissuto un’esperienza in parallelo. Io gli chiedevo: quanti litri di ossigeno? Lui mi rispondeva 4. E io invece stavo ancora a 5. E la pastiglia, te l’hanno data? Abbiamo fatto come Coppi e Bartali…».

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