Ben 25 giuristi lanciano un esposto sulle condizioni di liceità del green pass considerato “strumento usato impropriamente, estorce consenso per vaccino”.

L’esposto contro il green pass

Un documento, formato da 6 pagine, indirizzato al Garante per la protezione dei dati personali. Lo hanno firmato 25 avvocati, depositandolo telematicamente al protocollo del Garante stesso. Tra i firmatari anche il presidente di ANORC Professioni (Associazione Nazionale Operatori e Responsabili della Custodia di contenuti digitali – anorc.eu), avvocato Andrea Lisi secondo cui si starebbe forzando “troppo la mano su diritti e libertà fondamentali”. Nonostante sia vaccinato e favorevole al vaccino, Lisi ritiene che “il Green pass non può essere una scorciatoia per imporre il vaccino attraverso strade alternative a ciò che prevede la Costituzione”.

L’articolo 32 della Costituzione

L’obbligo vaccinale sarebbe giustificato dal ricorso all’articolo 32 della Costituzione. Ma “questo articolo – aggiunge Lisi –  spiega che la compromissione di un diritto fondamentale come quello della salute può arrivare soltanto attraverso una legge che specifichi le finalità e anche gli indennizzi, nel momento in cui il vaccino dovesse avere delle controindicazioni da parte di coloro che sono obbligati a utilizzarlo come metodo di prevenzione, perchè nessuno vuole mettere in discussione l’utilità di questa soluzione”.  Secondo i firmatari dell’esposto, invece, si starebbe “utilizzando questo strumento in maniera impropria”, “per estorcere un consenso allo strumento del vaccino”. Il green passa sarebbe dunque, secondo quanto sostenuto nell’esposto, “una scorciatoia non consentita”. “Perché, se questi vaccini servono, è giusto che un governo, in maniera autorevole, li renda obbligatori. E io sarei assolutamente favorevole a questo, nel momento in cui ci siano tutti i presupposti previsti dalla Costituzione”.

Scettici sull’obbligo per gli over 50

Sull’obbligo vaccinale per gli over 50, in vigore da oggi, Lisi si dichiara piuttosto scettico e afferma che “si tratta di una cosa assolutamente discrezionale. Non capisco perché un quarantottenne non ha questo obbligo rispetto a un 52enne. Quali sono gli studi che hanno portato a stabilire il compimento del 50esimo anno per portare a questo Green pass rafforzato”.  Lisi dichiara infine: ‘Personalmente, avrei esteso l’obbligo vaccinale per tutti i maggiorenni, fatte salve ovviamente le categorie dei fragili, mentre solo per i più piccoli avrei sentito il parere dei pediatri sulla necessità o meno del vaccino’.

La critica alla durata del Green pass

A redigere l’esposto anche l’avvocato Enrico Pelino, il quale come Lisi si occupa da tempo di diritto alla protezione dei dati personali. Il legale ribadisce che “le condizioni di liceità del Green pass sono totalmente carenti”.  Secondo l’avvocato Pelino “manca, o è del tutto indeterminata, la finalità del trattamento”. Il legale si mostra critico anche sulla durata del Green pass. “All’inizio erano 6 mesi, poi 12, poi ancora 9, poi 6 e poi per il Green pass rafforzato la durata diventa infinita. Non c’è un rapporto tra lo strumento e le esigenze mediche. C’è, invece, un rapporto tra lo strumento e le esigenze politiche”.

Il Green pass violerebbe la protezione dei dati

Secondo l’avvocato del Foro di Milano, Diego Fulco, anch’egli firmatario dell’esposto, il Green pass violerebbe la protezione dei dati “perchè si è fatta confusione fra trattamento sanitario e trattamento dei dati” precisando che  “lo Stato ha delegato a datori di lavoro, palestre, scuole, esercizi commerciali per verificare l’avvenuta vaccinazione. Questo ha comportato una sorta di gigantesca condivisione di dati e anche di consultazione in tempo reale di dati, sproporzionata rispetto all’obiettivo e che, soprattutto per alcune delle evoluzioni dell’ultimo decreto, delle ultime norme, può essere discriminatoria”.