Maria Rita Gismondo, microbiologa, intervistata da Adnkronos Salute, ha affermato che “non esiste dal punto di vista scientifico alcuna motivazione perché il green pass resti in essere”.

La direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, ha spiegato: “Ricordiamo che il green pass è stato istituito a livello europeo e recepito dall’Italia come un documento”, nome ufficiale Eu Digital Covid Certificate “che potesse dare la luce verde alla libera circolazione dei cittadini in Europa, favorendola. È stato poi utilizzato, prima negandolo, poi in modo dichiarato, al fine di costringere” a immunizzarsi anche “chi non avesse la sua convinzione personale alla vaccinazione”.

Adesso, però, i vaccinati con la prima dose in Italia “sono oltre il 91%: non c’è nessun motivo – ha proseguito Gismondo – né in termini di vaccinazioni da effettuare, né in termini di situazione epidemiologica attuale, per cui si debba continuare a giustificare l’utilizzo del green pass”.

Per l’esperta, fra l’altro, il green pass “viene ancora presentato erroneamente come una sicurezza per non contagiarsi o contagiare. Non è così perché sappiamo che il vaccino estremamente utile, lo è per preservarci dalla gravità della malattia, non per prevenire la diffusione del virus”.

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