La pandemia di Covid-19 ci ha insegnato che le mutazioni possono alterare il volto di un virus, rendendolo anche più virulento e contagioso, com’è successo con la variante Delta. Questo fenomeno non riguarda solo il SARS-CoV-2.

Sì, perché gli scienziati dell’Università di Oxford hanno confermato l’esistenza di una nuova variante dell’HIV, il virus che causa l’AIDS. La scoperta è stata pubblicata su Science.

La variante è stata scoperta nei Paesi Bassi in 17 pazienti sieropositivi e membri del progetto BEEHIVEE, che raccoglie campioni di HIV in Europa e Uganda.

La nuova variante, chiamata variante VB, ha caratteristiche diverse dagli altri ceppi di HIV. Le persone contagiate dalla variante VB hanno una carica virale da 3,5 a 5,5 volte superiore rispetto alle altre. Le loro cellule T4 diminuiscono due volte più velocemente, mettendole a rischio di sviluppare l’AIDS molto prima. Inoltre, anche la variante VB sembra essere più trasmissibile dei ceppi di HIV. Fortunatamente, però, risponde bene ai trattamenti antiretrovirali disponibili.

Gli scienziati hanno esteso la ricerca oltre al progetto BEEHIVEE ed hanno esaminato una coorte di 6.700 pazienti con infezione da HIV, tra i quali sono stati identificati 92 casi aggiuntivi della variante BV, portando il totale a 109 casi nei soli Paesi Bassi.

Analizzando il materiale genetico della variante VB, che presenta molte mutazioni, gli scienziati dell’Università di Oxford ritengono che sia emersa nei Paesi Bassi tra gli anni ’80 e ’90. Si sarebbe poi diffusa rapidamente negli anni 2000, prima rallentatare grazie ai trattamenti antiretrovirali negli anni 2010. Sono, comunque, necessari ulteriori studi per comprendere le origini della sua maggiore virulenza e trasmissibilità.