Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso la revoca del sottosegretario leghista Armando Siri, indagato dalla procura di Roma per corruzione.

Il decreto di revoca è stato adottato dal premier al termine di un lungo Cdm durante il quale si è sviluppato un confronto, descritto come “civile”, che ha coinvolto l’intero governo.

Salvini ha ribadito la fiducia nel premier ma anche la difesa di Siri, “innocente fino a prova contraria”. E la Lega ora rilancia l’azione di governo: “Basta coi litigi e le polemiche, i no e i rinvii: ci sono tantissime cose da fare: flat tax per famiglie, imprese e lavoratori dipendenti, autonomia, riforma della giustizia, apertura dei cantieri, sviluppo e infrastrutture”.

L’ormai ex sottosegretario ai Trasporti della Lega è indagato per corruzione dalla Procura di Roma ma nell’ambito di un’inchiesta nata a Palermo. Siri, tramite Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia responsabile del programma della Lega sull’Ambiente, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto denaro per modificare un norma da inserire nel Def 2018 che avrebbe favorito l’erogazione di contributi per le imprese che operano nelle energie rinnovabili. Norma mai approvata, però.

Nell’inchiesta romana è coinvolto anche Arata, che risponde di concorso in corruzione. Il professore è indagato anche a Palermo nel filone principale dell’inchiesta per corruzione e intestazione fittizia di beni: secondo i pm siciliani sarebbe stato in affari con l’imprenditore dell’eolico Vito Nicastri, tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro.

Per i magistrati però Siri non sarebbe stato a conoscenza dei legami tra l’imprenditore mafioso e l’ex parlamentare.

Sarebbe stata di 30mila euro la mazzetta intascata dal sottosegretario ai Trasporti della Lega per introdurre una norma nel Def che avrebbe favorito alcuni imprenditori nel campo delle energie rinnovabili. L’emendamento però non è mai passato.

A consegnare il denaro a Siri sarebbe stato Paolo Arata, professore universitario, estensore del programma sull’energia della Lega e in affari, per i pm, con Nicastri. Siri, che non sapeva dei rapporti tra Arata e Nicastri, avrebbe ricevuto il denaro a casa del professore che sarebbe stato un suo grande sponsor nella politica. L’emendamento caldeggiato avrebbe dovuto fare retroagire i finanziamenti stanziati per le rinnovabili alla data di costituzione di una delle società di Nicastri che avrebbe potuto così beneficiarne.

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